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Auto & Finanza
02 Maggio 2024 - 09:00
Ha bruciato sei miliardi di euro in un solo giorno. A tanto, infatti, ammonta il valore - per la precisione a 6,3 miliardi - delle azioni bruciato nel martedì nero, lo scorso 30 aprile, proprio il giorno dell'annuncio dei conti del primo trimestre. Il titolo, partito debole come da previsione degli analisti, ha lasciato giù il 10,1%. E anche oggi, 2 maggio, ha cominciato al ribasso a 20,12 circa, per poi chiedere a 19,98 (-4,31%). Mercato e analisti si chiedono: cosa succederà adesso?
La sensazione di molti è che la relazione di Natalie Knight, Chief Financial Officer di Stellantis, abbia spaventato il mercato: il calo del 12% nei ricavi è andato al di là di quanto atteso da molti analisti. Colpa del mercato e della strategia in atto di esaurire gli stock per preparare il lancio dei nuovi modelli, è la spiegazione. Di fatto, questo è il primo grande scivolone di Carlos Tavares, che da quando esiste Stellantis, in qualità di CEO, ha inanellato una crescita dopo l'altra, giustificando così il suo emolumento da oltre 36 milioni di euro (contro cui si erano espressi, però, molti azionisti). Ma c'è un altro grande sconfitto: è l'Italia.
Scrive infatti il sito InsideOver, "Stellantis è un veicolo in cui una delle ruote motrici è meno solida delle altre". Il riferimento è all'Italia, dove la situazione attuale - Mirafiori in pratica da oggi è ferma per un mese intero, a Pomigliano si sciopera per la sicurezza - viene imputata a scelte strategiche chiare. Per InsideOver, Tavares è "artefice di una transizione che in campo automobilistico ha permesso a due Paesi, semplificando, di essere i vincitori industriali della fusione del 2021. Lasciando uno sconfitto. I veri vincitori sono Francia e Stati Uniti. Il grande sconfitto è l’Italia, in cui Stellantis è riuscita nel 2023, per la prima volta da diversi anni, a tornare sopra quota 500mila auto prodotte ma che, a giudicare dalle strategie palesate a inizio 2024 appare secondaria nella strategia del gruppo".
Per sostenere questa tesi, si guarda alla produzione di auto. Come detto, più o meno mezzo milione di auto prodotte in un anno in Italia, che sono quasi il doppio in Francia, ossia 950mila, mentre in Spagna se ne producono 1,7 milioni (e Stellantis ha qui diversi stabilimenti) e in Germania si arriva a 3,3 milioni. "Viene da chiedersi perché, con ricavi tanto anemici, Stellantis abbia scelto in questo inizio anno un accorciamento delle preziose filiere italiane".
L'Italia stenta: a livello produttivo, per il Gruppo la mancanza di incentivi per l'auto elettrica è ancora impattante. La Fiat 500e - prodotta a Mirafiori - vende quote risibili, almeno in Italia; il modello più venduto è la Fiat Panda, quella prodotta a Pomigliano che si è scelto di tenere in vita almeno fino al 2030; Jeep continua a riservare buoni risultati, anche se pure qui con un modello "datato" come Renegade e per fortuna del Gruppo con il nuovo Avenger (di cui hanno avuto il buon senso di lanciare anche versioni ibride, non solo elettriche). Dunque, che fare? E cosa accadrà?
Secondo gli esperti della testata on line Money.it, Stellantis sta entrando in quello che si definisce "bear market", ossia un periodo in cui il titolo perde il 20% nel giro di un mese. Il rischio è che, dopo aver raggiunto quota 24,50 euro, ora possa scivolare fino a 19,30 o addirittura 19. Secondo MilanoFinanza, dopo i conti del trimestre, Mediobanca Research ha tagliato il giudizio da outperform a neutral (con target price 24 euro), Nomura ha ridotto il target price da 27 a 24 euro, mentre Citi ha confermato il rating nuetral e il target price a 22 euro
Nathalie Knight, nella sua relazione, ha precisato che comunque il Gruppo prevede di raggiungere gli obiettivi stimati per l'anno, con un aumento della produttività e dei ricavi. Ha ricordato che è imminente il lancio di venticinque nuovi modelli, di cui diciotto elettrificati - è stato sottolineato come le vendite di BEV siano salite del 13% - mentre nelle scorse settimane Carlos Tavares aveva annunciato, inaugurando il nuovo reparto di Mirafiori per la produzione di trasmissioni per veicoli BEV, 100 milioni di euro di investimento sulla Fiat 500e, per una nuova batteria e una nuova piattaforma. Un rilancio legato però all'arrivo degli incentivi promessi dal governo.
Sul fronte sindacale e dei lavoratori, al momento, nessuna reazione: c'è attesa per capire l'evoluzione della situazione e, soprattutto, se il calo finanziario possa essere una leva per sostenere maggiormente la tesi della crisi del mercato e attuare nuove riduzioni di produzione e conseguente ricorso agli ammortizzatori sociali anche negli altri stabilimenti.
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