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Il Borghese
12 Maggio 2024 - 05:50
Deve essere un luogo veramente terribile questo Salone del libro, visto che si continua a sentir parlare di censura. Da giovedì è una costante processione di gente che parla per dire che la libertà di parola è in pericolo. Saviano fa il martire e fin lì lo sappiamo. Ieri, poi, si è infilato in mezzo Zerocalcare, al secolo Michele Rech, fumettista bestseller e ospite del Salone che è andato fra i centri sociali che, con la scusa della Palestina, stavano scontrandosi con la polizia per sfondare i cancelli del Lingotto.
Ecco, se un autore affermato si spende in prima persona per mediare, è ammirevole: ma se arriva e si mette a dire che «la protesta viene fermata con i manganelli», allora sta gettando benzina sul fuoco. E dire che ha precisato «So’ arrivato adesso». Appunto: non hai visto niente, non sai cosa è successo. Ma Rech è anche quello che prima rilascia le interviste poi insulta la stampa italiana per i titoli (e allora perché le rilascia?) o che deve fare le pulci a ogni cosa che si dice su di lui.
Un altro ospite del Salone, proprio ieri, Eshkol Nevo, scrittore israeliano e docente alla Scuola Holden, parlava invece di pace: «Ci vorrebbe un nuovo Nelson Mandela» ha detto. E di sé e del ruolo degli intellettuali ha detto che «noi scrittori capiamo che le storie possono essere salvezza, dare speranza». Ma non è certo questo che interessa a chi cercava solo una comoda ribalta, indifferente a chi paga un biglietto per sentire anche quegli scrittori che si lamentano della censura, agli espositori che pagano anche per vendere i libri di chi va a schierarsi poi di fuori. Qualcuno cui il dialogo fa comodo solo quando la comunità paga la ristrutturazione e le pulizie della “sua” casa occupata. Ci casca anche la direttrice Annalena Benini: «Abbiamo cercato di favorire il più possibile il dialogo con i manifestanti». Ma vatti a fidare degli ospiti in casa tua.
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