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La crisi
27 Maggio 2024 - 17:15
Il Piemonte perde il 15% dei negozi di vicinato nei primi mesi del 2024
Nei primi mesi del 2024, il Piemonte ha perso il 15% dei negozi di vicinato rispetto al primo quadrimestre del 2023. È quanto sostiene Luca Pantanella, presidente dell'Osservatorio Economico della Federazione Medie e Piccole Imprese che in Piemonte conta oltre 500 aziende e 6.000 in tutta Italia. Dati che «purtroppo non sono sorprendenti» per il presidente di Confesercenti Piemonte Giancarlo Banchieri.
«Da tempo la situazione del commercio a Torino e in Piemonte è peggiore di quella che si riscontra in altre regioni del Nord e anche rispetto alla media italiana», ha sottolineato Banchieri. Basti pensare che in dieci anni le aperture nella nostra regione sono calate del 70%, contro un dato nazionale del 54%. «Secondo una nostra proiezione – ha aggiunto il presidente – in assenza di interventi, nel 2030 le aperture in Piemonte potrebbero ridursi a poco meno di 1.000, con settori particolarmente colpiti come l'abbigliamento e le edicole, e anche i mercati arrancano». La chiusura dei negozi di vicinato non comporta solo meno possibilità di scelta per i consumatori, ma è un volano di criticità per le vie.
I quartieri si ritrovano ad essere meno vivibili e vengono a mancare la coesione sociale e la sicurezza. Secondo l’indagine trimestrale realizzata da Confcommercio Ascom Torino in collaborazione con Format Research, nel 2023 sul territorio di Torino e provincia da gennaio a marzo 2024 quasi il 30% degli imprenditori ha subito un aumento dei furti e il 26% un incremento degli atti di vandalismo rispetto al 2022. «Una zona dove non c’è commercio è una zona che si tende a non frequentare più – ha evidenziato la presidente di Ascom Torino e provincia Maria Luisa Coppa – e diventa decisamente più insicura. Mentre i nostri negozi sono sempre stati un presidio di sicurezza», sempre meno percepita dai cittadini.
«Evidentemente il commercio sta soffrendo, lo abbiamo evidenziato in tutti i modi – ha aggiunto Coppa –. È un settore che deve essere aiutato come è stata giustamente aiutata l’agricoltura». Dello stesso avviso della presidente anche Banchieri, che propone di considerare «il commercio un ‘settore protetto’ come la Ue da anni fa con l’agricoltura: i fondi europei devono prendere la direzione anche del piccolo commercio».
Dai presidenti di Confesercenti e Ascom non manca il disappunto per il trattamento «di favore» che si riserva alle grandi piattaforme del web. Proprio nell’e-commerce l’assessore al Commercio di Torino, Paolo Chiavarino, trova uno dei fattori scatenanti la crisi del piccolo commercio, accompagnato dall’aumento dei prezzi dovuto al post pandemia e alle situazioni di guerra, senza dimenticare le aperture selvagge della grande distribuzione. Nella nostra città, a rincarare la dose ci pensano poi la denatalità e «la parabola discendete» della manifattura dell’auto.
Ma fanno ben sperare i dati della ricerca di Ascom, che segnalano una situazione globalmente stabile con aspettative di miglioramento per la metà dell’anno. Il 75% degli imprenditori ritiene la situazione uguale o migliorata rispetto al trimestre precedente, e l’indice di fiducia è previsto in aumento nel mese di giugno. «Emerge un sentiment positivo da parte dei commercianti torinesi – ha sottolineato Chiavarino – forse dato dal fatto che Torino ha riscoperto una vocazione più turistica e stiamo stimolando la qualità e l’eccellenza piemontese».
L’attenzione da parte dell’amministrazione, «conscia della situazione e cautamente ottimista», è alta. Si lavora per tutto il territorio, dal centro alla periferia, con progetti come “Torino compra vicino” per valorizzare il commercio di prossimità e “Torino mercati” per il rilancio delle aree mercatali. Non mancano fondi Pon Metro plus per un milione di euro dedicati alle aree di Barriera di Milano e Aurora e bandi per il Duc. In più, nei prossimi tre anni, la Città recupererà 3milioni di euro dagli oneri aggiuntivi delle Gdo, cifra «che sarà riversata a favore dei negozi di prossimità».
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