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LA POLITICA

Poca Torino nella nuova giunta Cirio. Mentre il Pd ora cerca un capogruppo

Con un milione di votanti su duemila dell’intera Regione, il capoluogo pesa per il 50%

Alberto Cirio

Alberto Cirio

Il rompicapo della giunta non è ancora stato risolto. Proseguono incessanti le trattative per arrivare a comporre la squadra di 11 assessori e due sottosegretari che accompagnerà il governatore Alberto Cirio, durante il suo secondo mandato da presidente. Per mercoledì è in programma la proclamazione, dopodiché la partita dovrebbe subire una netta accelerata. Per ora restiamo dunque nel campo delle ipotesi. Se, come sembra, Fratelli d’Italia (leggi, Elena Chiorino) rinuncerà alla casella della Sanità, in favore di un profilo tecnico, restano aperte molte altre questioni, tra cui quella relativa alla rappresentatività del territorio in giunta. In particolare, quella di Torino.


La questione torinese
Allo stato attuale delle cose, solo due eletti nella Circoscrizione di Torino si aggiudicheranno sicuramente un assessorato. Si tratta di Maurizio Marrone (Fdi) sempre più vicino alle deleghe per la Cultura e Andrea Tronzano (Fi), che si contende l’assessorato al Bilancio con Carlo Riva Vercellotti. In bilico la riconferma di Fabrizio Ricca (Lega) allo Sport. La prospettiva migliore è quella di avere tre torinesi in giunta. Con un milione di votanti su duemila dell’intera Regione, il capoluogo pesa per il 50% sui risultati elettorali. Eppure, la rappresentanza in giunta appare quanto meno risicata.

 

Alle prese con le questioni di genere, di territorio e con gli accordi presi in campagna elettorale, la matassa per Cirio appare ancora ingarbugliata.

Il Pd cerca il capogruppo
Sul fronte opposto, il Pd si riorganizza. La candidata della coalizione Gianna Pentenero si è già auto proclamata «capo dell’opposizione», ma non è detto che spetti a lei lo scettro di capogruppo. Un percorso che lei sta condividendo con altri esponenti della corrente schleiniana per poter raggiungere l’obiettivo con il nulla osta dei vertici nazionali del partito.

In alternativa, potrebbe optare per la guida di una Commissione di prestigio. Difficile immaginarla alla vice presidenza del consiglio (ruolo che di norma non viene affidato al candidato sconfitto). Per la poltrona di capogruppo invece salgono le quotazioni di Monica Canalis. Nonostante le preferenze raccolte invece, non viene fatto il nome del chirurgo in pensione Mauro Salizzoni. C’è anche chi ipotizza che possa toccare di nuovo a Daniele Valle.

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