Cerca

L'EVENTO

La "carica" su Torino dei trentacinquemila Testimoni

Il Pala Inalpi per tre giorni diventa la Chiesa di Geova

La "carica" su Torino dei trentacinquemila Testimoni

Il momento del battesimo: domani a Torino saranno in 69 a riceverlo

Trentacinquemila persone in tre giorni: una stima di tredicimila visitatori al giorno. Numeri che dalle prime ore dall'inizio dell'evento risultano decisamente sottostimati: siamo al Pala Inalpi e qui da stamattina si sta tenendo il Congresso del 2024 dei Testimoni di Geova. Numeri da capogiro se consideriamo che sono solo quelli che coinvolgono due città, ovvero Torino e Cuneo, con le relative province. Domani qui, in una vasca allestita all'interno, verranno battezzate 69 persone - il più giovane ha 13 anni mentre il più grande ne ha appena compiuti 84 - che hanno scelto di intraprendere un cammino di fede in una religione che oggi conta 250.000 Testimoni di Geova attivi, organizzati in quasi 3.000 congregazioni sparse in tutto il Paese​: una comunità fa parte di un gruppo mondiale che conta oltre 8 milioni di membri in più di 200 paesi.

Ma nonostante la sua larghissima diffusione, sulla Chiesa di Geova esistono ancora moltissimi luoghi comuni: si considera infatti che tra le religioni "minori" sia la più stigmatizzata. C'è chi li definisce una setta, chi parla di loro come un gruppo mosso dalla motivazione economica: c'è addirittura chi sostiene che non siano in grado di socializzare e intrattenere rapporti con chi professa una fede diversa dalla loro.

In realtà, entrando all'interno dell'Inalpi, la situazione si propone in maniera completamente opposta: l'accoglienza e il senso di familiarità sono immediati. "In tanti si avvicinano alla nostra Chiesa per quest'ambiente comunitario" sono le voci di chi partecipa al congresso. Un evento che è stato studiato per essere accessibile a tutti: la balconata e l'area sottostante sono zeppe di persone che ascoltano la Parola, proiettata su un maxi-schermo affinchè tutti possano vederlo con facilità. Bambini, famiglie, anziani, persone con disabilità: c'è posto per tutti e il clima è sereno. Tra chi si battezza domani c'è la giovane Sophie: "Ho 15 anni e questo giorno lo attendo da molto. E' una scelta che influirà moltissimo sul mio futuro, che immagino sereno e pieno. La nostra fede prevede un battesimo per scelta, noi non siamo battezzati alla nascita anche se figli di Testimoni di Geova: quando decidiamo di farlo è perchè siamo certi del nostro desiderio". Vicino a lei c'è Serena, ha 37 anni e ha scelto di battezzarsi a 17 anni: sua mamma si è convertita alla Chiesa di Geova dopo anni di matrimonio con il marito, cattolico.

Smentito quindi il falso luogo comune che racconta come i seguaci di Geova possano stare insieme solo "tra loro", Serena è oggi una donna felice della sua scelta di vent'anni fa. "Dobbiamo studiare prima di convertirci: perchè è realmente una vita dedicata alla fede, in tutte le sue sfumature". Le regole sono rigide? "Si parla di coerenza più che di rigidità: nel 2024 ognuno stabilisce una propria morale, siamo in un'epoca dove gli opinion leader che influenzano il mondo mostrano consumismo e normalizzano tradimenti, tra social e televisione siamo bombardati da contenuti nettamente in contrasto con la Parola di Dio. Noi, in un contesto simile, fungiamo un pò da contraltare" spiegano Luca e Gianni.

Una religione che forse oggi, almeno tra le cristiane, resta quello con il numero maggiore di adepti praticanti alla lettera: tuttavia, è innegabile che le loro regole siano tutte quante improntate sul preservare la salute delle persone, compresa quella che prevede la non-trasfusione di sangue in ospedale in seguito a incidenti o malattie. "Non è assolutamente legato alla 'paura di contaminarsi con esponenti di altre fedi' precisa ancora Serena.

"Diversi report medici illustrano come la trasfusione di sangue rappresenti spesso un problema nelle cure. Noi preferiamo evitarla". Infine, dopo una chiacchierata con diversi appartenenti alla Comunità di Geova, le opinioni che emergono sono tutte favorevoli: nessuno si sente "castrato" nè obbligato a condurre una vita che gli stessi religiosi definiscono di "certezza, amore, amicizia, famiglia e unione": smontato anche il luogo comune che racconta di come vengano abbandonati coloro che lasciano la Chiesa "L'amore resta anche con chi prende strade diverse, siamo persone e non solo religiosi". Ed è con un'interrogativo sul concetto di libertà che ci salutano: "E' più libero chi può fare qualsiasi cosa, compreso danneggiare se stesso e gli altri, o chi segue delle semplici regole basate sul rispetto per se, per l'ambiente e per gli altri?"

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.