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Finanza & Personaggi

Il gelato alla Nutella? Non è made in Italy. Dalla sede in Lussemburgo alla cassaforte a Montecarlo, ecco cosa c'è dietro l'impero di Giovanni Ferrero

La misteriosa Fedesa da 55 miliardi di euro, amministrata dal torinese Guido Giannotta, e la rete delle holding dell'uomo più ricco d'Italia

Il gelato alla Nutella? Non è made in Italy. Dalla sede in Lussemburgo alla cassaforte a Montecarlo, ecco cosa c'è dietro l'impero di Giovanni Ferrero

Una storia italiana. Un dato di fatto incontrovertibile, per un colosso come la Ferrero che ha nel radicamento sul proprio territorio uno dei dogmi. Partendo dalla Nutella, per cui c'è da sempre l'orgoglio di dire che si impiegano nocciole del tipo Tonda Gentile delle Langhe (ma certo non da sole: non basterebbe la produzione, tanto che Ferrero possiede coltivazioni di nocciole in Turchia). Per arrivare al gelato alla Nutella, che però è ben poco italiano: è fatto in Spagna. Nella realtà, dietro Ferrero c'è una dimensione internazionale fatta anche di sedi in Lussemburgo e di casseforti private a Montecarlo, finanza più che produzione. E qualche scappatoia agli inevitabili scivoloni di bilancio. Analizziamo insieme questi aspetti di un colosso dai fatturati miliardari e che fa del suo patron, Giovanni Ferrero, l'uomo più ricco d'Italia con un capitale di 43 miliardi di euro.

Nutella Ice Cream, che pasticcio

Il gelato alla Nutella è l'ultima frontiera della Ferrero nel cavalcare l'onda di nuovi mercati. Nasce dalla differenziazione dell'offerta produttiva aumentata con l'acquisizione di marchi e società legate sia a biscotti sia a gelati. Appena arrivato, però, è finito in un gran pasticcio, neppure troppo pubblicizzato: dal ministero della Salute è stato ordinato il ritiro di una serie di lotti per delle irregolarità del packaging. In pratica, gli ingredienti e gli allergeni sulla confezione non erano scritti in italiano. Anche comprensibile, dal momento che questo gelato non è per niente italiano: è prodotto nello stabilimento di Arzena, in Spagna. 

Il problema è stato risolto velocemente, ma se pensiamo alle polemiche sull'Italian Sounding e agli strali - con tanto di sequestro in porto per mano della Guardia di Finanza delle Fiat Topolino prodotte in Marocco - su Stellantis e i suoi tricolori, davvero sorprende il silenzio del ministro del Made in Italy Adolfo Urso. Sarà che Ferrero non usa cassa integrazione (anche se esternalizza lavorazioni ad aziende che pagano dipendenti 5 euro l'ora, come vi abbiamo raccontato noi).

La testa in Lussemburgo

La Ferrero Spa, con le sue quattro divisioni produttive, ha sede ad Alba, controlla 32 stabilimenti, conta oltre 40mila dipendenti e ha un fatturato oltre i 17 miliardi. Ma la testa del gruppo è la holding Ferrero International, che ha sede in Lussemburgo, a Findel di Sanweiler.  La holding, nella sua attuale conformazione, discende dalle prime holding estere create da Ferrero negli anni 60 e dalla  Intercandy B.V. la cui sede si trovava nelle Antille Olandesi . Negli anni '90 diventa ufficialmente Ferrero International BV con sede in Olanda e poi in Lussemburgo, con atto di fondazione datato 1997 a opera della Banque Internationale à Luxembourg S.A.  e la fiduciaria lussemburghese Lirepa S.A.

Oggi il Lussemburgo è la principale sede economica del Gruppo, che ne controlla tutte le divisioni, comprese quelle italiane. E il motivo è piuttosto chiaro: il regime fiscale del piccolo stato ne fa un piccolo paradiso fiscale, con una protezione dei dati economici e bancari rigorosissima. Per dare una idea di quanto sia conveniente, in Lussemburgo hanno sede Amazon, il colosso del Big Pharma Pfizer e l'italiana Luxottica

In Lussemburgo la famiglia della Nutella si avvale anche di un'altra holding, la Schenkenberg, che vanta un patrimonio di 7,1 miliardi ed è da qui che partono le ricche cedole dei dividendi a Giovanni Ferrero e famiglia: circa 2,3 miliardi di euro in tre anni, secondo i calcoli di Milano Finanza.

La "Ferrero parallela"

Giovanni Ferrero, che da solo controlla il 76% dell'azienda, ha lasciato che il ceo sia Lapo Civiletti, per così dedicarsi a piani di espansione e acquisizioni, soprattutto all'estero. Per fare questo, è stata creata una sorta di "Ferrero parallela", la holding Cht Invest, la cui sede si trova in Belgio.

Nella realtà, negli ultimi anni le rendite non sono state in linea con le aspettative degli investimenti effettuati. Ma la Cth Invest ha anche una preziosa prerogativa per il Gruppo, quella di assorbire le perdite. In pratica i ricavi dei biscotti Delacre o delle caramelle gommose Ferrara Candy, insomma tutto ciò che non è cioccolato, in questo modo non erodono gli incredibili guadagni della Ferrero tradizionale.

La Teseo nel Granducato

Ancora Lussemburgo per un'altra società, la Teseo Capital, un hedge - vale a dire un veicolo "privato" di investimento utilizzato dai Gruppi e dalle famiglie imprenditoriali - del valore di circa 2 miliardi di euro, che si occupa di smistare e differenziare parte dei capitali della Ferrero in investimenti anche in settori decisamente lontani dal core business.

La cassaforte a Montecarlo

Il segreto meglio custodito della famiglia Ferrero, e di come riesca a generare una ricchezza così importante pur senza clamorose o pubblicizzate operazioni di investimento - basti pensare, per termine di paragone, a quanto faccia notizia ogni nuovo investimento di John Elkann tramite Exor Ventures oppure la sua holding privata Lingotto - si trova nel cuore del Principato di Monaco. Si chiama Fedesa ed è un "family office", ossia la cassaforte privata della famiglia Ferrero. Conta una trentina di dipendenti e, secondo fonti autorevoli, una capitalizzazione di 55 miliardi di euro, che la rende la settima al mondo. Ha una filiale a Singapore e investe in azioni, bond, private equity venture capital, hedge fund e immobili, ma in che modo è difficile scoprirlo, data la proverbiale segretezza che la contraddistingueA guidare Fedesa è il torinese Guido Giannotta, ex CFO, chief financial officer, proprio in Ferrero.

Il principato, vecchio amore

Non ci si deve stupire, dunque, se partiti da Alba siamo arrivati a Montecarlo: qui, il grande Michele Ferrero, l'imprenditore illuminato che oltre ad ampliare un impero dolciario ha creato l'immagine rivoluzionaria di un welfare aziendale con pochi uguali, aveva infatti la sua residenza.

E' storia nota che, in determinati periodi, la famiglia Ferrero mettesse a disposizione dei dipendenti che ne avessero piacere l'appartamento a Montecarlo per brevi ma indimenticabili periodi di vacanza. Una di quelle benevolenze che hanno fatto la leggenda di Ferrero. Gli animi più cinici ricordano che, tra anni '80 e '90, sulla Rocca dei Grimaldi si controllavano anche i consumi delle bollette di acqua ed elettricità per verificare che i privilegiati residenti esentasse fossero realmente dimoranti lì. "Affittando" per le vacanze, si racconta da sempre tra Langhe e Monferrato, magari si superava qualche periodo di assenza facilmente...

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