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Economia & Religione
14 Luglio 2024 - 11:10
Aria di crisi per il Vaticano Spa? Forse sarà contento Francesco, che sogna da sempre una Chiesa più povera, ma dalle parti del Cortile del Belvedere, nel Palazzo Apostolico, sede della Prefettura per l'Economia, invece fanno i conti amari. Perché, al di là di un patrimonio attorno ai 4 miliardi di euro, il Vaticano ha le sue spese. E l'incasso dell'8 per mille, quest'anno, è una amara sorpresa: mai così basso. Vediamo come.
Secondo i dati a disposizione, sono circa 16,77 milioni i contribuenti (poco più del 41% dei contribuenti) che hanno espresso la preferenza per la destinazione della quota sulla dichiarazione dei redditi: di questi, 11,8 hanno scelto la Chiesa. Che per la Conferenza Episcopale italiana significano 409,46 milioni di euro, cui si aggiungono per l’anno in corso 581,5 milioni di euro per le scelte non espresse: totale 990,9 milioni di euro. Mai la Chiesa era scesa sotto quota un miliardo di euro.
Nel 2019, quando già era scattato il primo campanello d'allarme, la raccolta era stata di un miliardo e 39 milioni, già 52 in meno dell'anno precedente. I contribuenti italiani si sono stufati di finanziare la Chiesa? Aumentano i fedeli di altre religioni? E a queste quanto va? E allo Stato? E perché la Chiesa riceve soldi anche per le quote non espresse?
Lo Stato italiano è la seconda scelta dei contribuenti: significa 193,6 milioni di euro per le scelte espresse e 200,69 milioni di euro per quelle non espresse, per un totale di 340,32 milioni di euro. Per le altre religioni, troviamo la Chiesa Evangelica Valdese con 40,36 milioni di euro, l’Unione Buddhista Italiana, poco più di 14 milioni di euro, poi l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakka con 6,5 milioni di euro e l’Unione delle Comunità Ebraiche italiane con 4,3 milioni di euro.
Cifre relative al 2020, in quanto è questa la tempistica per la suddivisione delle quote non espresse. Infatti, quando nel 1985 è stato introdotto l'8 per mille sotto il governo Craxi, in base all'accordo di Villa Madama fra Stato e Vaticano, fu deciso che le quote non espresse venissero suddivise in maniera proporzionale fra i soggetti aderenti all'intesa. Dunque, se la maggioranza sceglie la Chiesa - anche se in diminuzione - questa incasserà in maniera proporzionale più degli altri soggetti.
Per quanto riguarda le quote dello Stato, verranno impiegate per cinque tipologie di intervento attualmente previste dal decreto del presidente della Repubblica 76/1998: contrasto alla fame nel mondo, interventi per calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione dei beni culturali e ristrutturazione degli immobili scolastici. Cui si aggiunge uno schema di decreto, proposto dalla premier Giorgia Meloni, approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri, per la lotta e il recupero nell'ambito di tossicodipendenze e altre dipendenze patologiche.
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