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Economia & Lavoro

Auto elettrica, l'Italia ha le competenze ma i talenti scappano (e Modena supera Torino)

Una ricerca sulle skills dei lavoratori dell'automotive e il perché le scelte dei costruttori e il mercato penalizzano la crescita

Auto elettrica, l'Italia ha le competenze ma i talenti scappano (e Modena supera Torino)

Abbracciata con grande entusiasmo dai costruttori, la rivoluzione della transizione all’elettrico sta diventando un percorso a ostacoli. La quota di mercato a giugno, per quanto riguarda le full electric ha sì raggiunto l’8,3%, ma il dato globale del semestre si ferma al 6% o poco più.

Secondo il il Global EV Outlook pubblicato dall'Agenzia Internazionale dell'Energia siamo bene lontani dalla maturità, come Stati Uniti (dove la quota di elettriche si ferma al 9,5% del venduto) e Polonia (6,6%), che nell’ultimo anno hanno toccato tassi di crescita rispettivamente del +28% e del +10%.

Ben distanti dagli obiettivi dei costruttori, che erano convinti - Stellantis e Volkswagen in testa, al punto da spingere l’Europa a varare la famigerata Direttiva Fit35 che ora vorrebbero togliere - che il passaggio all’elettrico avrebbe spinto milioni di persone a cambiare auto. Vediamo bene che non è così. Forse questo spiega i motivi della retromarcia, anzi della virata sulle mild hybrid, che invece guadagnano consensi e quote di mercato.

Ma tutto questo, cosa comporta per il mondo del lavoro? La prima sorpresa è che, a dispetto del mercato, la forza lavoro non è impreparata alla rivoluzione. Sì, vediamo chiaramente anche a causa di Stellantis che perdiamo posti di lavoro fra cassa integrazione - per scelte produttive del Gruppo - e uscite incentivate di quei lavoratori considerati in eccesso per età o mancanza di competenze. Ma a livello generale, nel nostro Paese ci sono le competenze necessarie. Che però rischiano di essere vanificate.

Lo dicono i dati di una ricerca di Linkedin, il social dei professionisti e del lavoro, per cui il 5,58% dei professionisti del settore possiede almeno una competenza legata alle vetture elettriche: una percentuale in linea con quella dell’India (5,88%) e superiore a quella degli Stati Uniti (4,5%), per quanto piuttosto lontana da quelle del terzetto di testa composto da Svezia (9,32%), Germania (8,89%) e Regno Unito (8,32%).

«L'impressione, però - scrivono su Linkedin Notizie -, è che basti poco a perdere terreno: nell'ultimo anno la fetta di professionisti dell'automotive che possiede almeno una skill legata ai veicoli elettrici si è allargata di meno del 5%, mentre altre nazioni europee come Paesi Bassi e Spagna hanno messo a segno progressi in doppia cifra. Per l'Italia si tratta inoltre di un rallentamento evidente rispetto alla crescita media osservata dal 2016 a oggi, superiore al +10% annuo. Segno che le difficoltà osservate sul fronte delle vendite potrebbero disincentivare i talenti del settore che avevano iniziato a spostarsi verso questo segmento».

Allargando il campo di indagine, in Italia lo 0,89% degli addetti ai lavori del settore dei trasporti - escluso quello aereo - possiede almeno una competenza legata ai veicoli elettrici, dato che ci posiziona al quarto posto su scala internazionale dietro a Svezia, Germania e India. Ma anche in questo caso si tratta di una quota che è cresciuta relativamente poco tra il 2023 e il 2024 (+7%). E in ogni caso, ha rallentato.

La ricerca mostra poi i risultati di un sondaggio fra gli iscritti a Linkedin, sul possesso di almeno una competenza. E ne viene fuori una tendenza geografica che vede quattro grossi centri, con Modena (dove non a caso c’era il Maserati Lab che ora viene smantellato, mentre la Motor Valley non è distante) che fa segnare una decisa crescita, arrivando a superare la Torino (ex) capitale dell’auto, ma anche Bologna (in lieve risalita) e Napoli.

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