l'editoriale
Cerca
L'inchiesta
15 Luglio 2024 - 06:50
C’è chi si è indebitato per aiutare il medico che lavorava in Yemen per la Nato. E chi si è ritrovato a chiedere aiuto alla Caritas perché aveva versato tutti i suoi risparmi a un generale americano. Senza contare chi ha creduto che, versando quasi 7mila euro, avrebbe potuto incontrare Leonardo Di Caprio. Erano tutte truffe, come quelle architettate da due dei personaggi più famosi interpretati dal celebre attore, Frank Abagnale (in “Prova a prendermi”) e Jordan Belfort (di “The Wolf of Wall Street”). Entrambi quei truffatori sono realmente esistiti: chissà che in futuro Di Caprio non si ritrovi a interpretare uno degli autori delle “truffe affettive” che ora spopolano sul web. Tanto che la polizia postale continua a lanciare allarmi e Acta, movimento che Jolanda Bonino ha fondato dieci anni fa a Torino, spera che venga approvata una legge ad hoc. Anche perché, dietro questi singoli criminali, ci sono organizzazioni con ramificazioni internazionali.
Tre storie incredibili
Acta oggi raccoglie 200 persone in tutta Italia, tra cui spicca il veronese Gerry De Meo, ex generale dell’esercito che ha versato 250mila euro a una donna conosciuta sul web.
Qui raccontiamo la storia di tre donne che hanno accettato di uscire allo scoperto e raccontare l’incubo che hanno vissuto: «Otto anni fa mi sono iscritta a Facebook - esordisce Teresa Scerra, infermiera in pensione che vive a Sant’Ambrogio di Torino - Sono stata contattata da un uomo che diceva di essere un generale degli Stati Uniti in missione in Siria. Però aveva un figlio di 14 anni che studiava in Ghana». Il militare (finto, ovviamente) scriveva in italiano e chiedeva aiuto: «Prima ho mandato 250 euro, poi mi ha contattato direttamente il ragazzino - prosegue l’80enne torinese - Mi chiamava “nonna” e diceva che gli servivano più soldi per continuare a studiare. Mi sono emozionata e in due anni ho dato 45mila euro, compresi 1.600 di volo per venirmi a trovare. Così sono rimasta in mutande, ho bruciato tutti i miei risparmi e ho pure perso l’amore dei miei figli. Mi avevano messa in guardia ma io rispondevo che erano solo gelosi». Invece avevano ragione loro: «Questi truffatori mi hanno rovinato la vita, sono finita alla Caritas: non avevo più un centesimo per mangiare e pagare le bollette. Ho pianto tanto».
Gabriella Tessaris, commercialista torinese di 65 anni, si è fermata prima. Anche perché si è reinventata detective e ha capito con chi aveva a che fare: «A febbraio 2022 mi sono iscritta in una sorta di sito di incontri per trovare qualcuno con cui chiacchierare dopo il lavoro - ripercorre - Così sono stata “agganciata” da un presunto ingegnere americano che costruiva strade in Turchia. Mi capiva, si è creata una complicità fortissima: mi scriveva o chiamava 60 volte al giorno. Era anche premuroso, più di un fidanzato». La commercialista gli ha dato 300 euro ma, dopo sei mesi di contatti, ha respinto la richiesta da 15mila: «Diceva che gli servivano per sbloccare il passaporto. Gli ho risposto che gli avrei mandato un amico avvocato in Turchia, dove ho molti contatti per lavoro. Ha rifiutato. Così ho indagato su fusi orari, meteo, dettagli dei suoi racconti: c’erano tanti elementi giusti e altri che rimandavano all’Africa. Alla fine ho fatto denuncia e ho detto addio a questo truffatore. E lui, nonostante per loro siamo dei bancomat, mi ha chiesto scusa».
«Ero ipnotizzata»
Non è andata così bene a Marinella Massaglia, veterinaria di 66 anni che vive a San Damiano d’Asti: «Mi ero indebitata fino al collo, riducendomi a chiedere soldi a chiunque e a scontrarmi con marito e figli». Cosa le è successo? «Appena prima della pandemia del 2020, mi ha contattata su Facebook un medico americano: diceva di essere originario della Nord Macedonia e di lavorare in Yemen con la Nato. Non sono una sprovveduta, c’erano tanti segnali ma mi ha fatto una sorta di ipnosi».
Così la veterinaria è arrivata a pagare 60mila euro in un anno: «Diceva che si era appena separato e aveva bisogno di soldi. Poi mi ha chiesto aiuto per pagare un aereo privato per tornare negli Stati Uniti: lì ho capito che qualcosa non tornava». Ora, guardando indietro, cosa pensa? «Capisco che, visto da fuori, sembra tutto incredibile. Ma io mi sono perdonata e mi dico che mi sono concessa una vacanza di un anno. E questa vicenda ha avuto anche risvolti positivi: ho perso peso e ho capito meglio il fenomeno della depressione. Adesso sono in Acta e cerco di aiutare altre persone, come una signora che ha risposto a una telefonata per investire su Amazon: ci è cascata e due mesi fa ha perso 50mila euro».
Casi raddoppiati in un anno
Lo dice da tempo la polizia postale, lo ribadisce anche l’associazione Acta: «Solo il 5-10% delle vittime di truffe affettive sporge denuncia. Quella che vediamo è soltanto la punta dell’iceberg». E dovrebbe già basta a fare paura, visto che i casi registrati in Piemonte sono più che raddoppiati da un anno all’altro: erano 11 nel 2022, saliti a 24 nel ‘23. Numeri ridotti, che preoccupano se davvero vanno pubblicati per dieci. E se si guarda al giro d’affari milionario e a chi c’è dietro i finti generali, medici e ingegneri: «Noi siamo convinti che dietro ci sia la mafia nigeriana» riflettono Jolanda Bonino e Gabriella Tessaris di Acta. Un’ipotesi confermata da Manuela De Giorgi, dirigente del compartimento della polizia postale del Piemonte fino allo scorso giugno: «Sono gruppi criminali, organizzati e non, che hanno capito quanto siano redditizi i reati online e per questo si sono specializzati - ci raccontava in una recente intervista - Le basi sono spesso all’estero, soprattutto in Africa. Per le truffe online, invece, bisogna guardare a certe zone dell’Italia. Ma abbiamo scoperto anche delle “centrali” in Albania».
Per le truffe sentimentali si parla soprattutto di Costa d’Avorio, Nigeria e Niger. E lì, purtroppo, la polizia postale spesso si arrende perché è costretta a chiedere una rogatoria all’autorità giudiziaria. E non sempre arriva in tempi utili, permettendo ai truffatori di farla franca. Ma come fanno a colpire? Come possono convince le loro vittime, sia donne che uomini, a versare migliaia di euro senza insospettirle? Sono loro stesse a spiegarlo: «Preparano il terreno per anni, poi ti imbambolano - spiegano Tessaris, Bonino e Marinella Massaglia, un’altra truffata - C’è uno studio importante da parte di queste organizzazioni, che lavorano sulla psicologia e sulle organizzazioni: colpiscono dove la singola persone è più debole. Sanno quali corde toccare, quali sono i rispettivi “demoni”: c’è chi non resiste ai bambini, chi bisogno di parlare, chi si sente solo perché ha la famiglia lontana. Infatti il periodo del Covid è stato particolarmente “fruttuoso” per quella gente». Il risultato, inizialmente, è una condizione di benessere: «Sì, diventa come una droga e non puoi più farne a meno. Si crea una dipendenza, per quello chiediamo che questo fenomeno venga studiato scientificamente e venga trattato come alcol, droghe e gioco d’azzardo».
La storia di Acta
«Mi sono presa una cotta per quell’uomo, gli ho dato dei soldi e poi ho capito che mi stava truffando. Così ho rotto il muro del silenzio e ho deciso di creare un movimento per aiutare gli altri». Parola di Jolanda Bonino, presidente e fondatrice di Acta, che oggi raccoglie 200 persone in tutta Italia. Tutte vittime di una truffa affettiva come lei: «Era il 2014 e questo Desir, ingegnere francese trasferito in Costa d’Avorio, mi ha convinta a dargli 800 euro perché diceva che lo avevano derubato. Ci sono cascata, invaghita di questo bell’uomo. E pensare che avevo iniziato a parlargli proprio perché pensavo che fosse una truffa. Sono stata presuntuosa e sono cascata nella sua trappola».
Jolanda Bonino
In seguito Bonino ha denunciato e fondato Acta: «All’inizio è stata una battaglia durissima, neanche le forze dell’ordine ci capivano. Anzi, qualcuno ci prendeva in giro. Il risultato è che si è creato uno stigma contro chi è vittima di queste truffe, che non sono solo a stampo sentimentale: spesso fanno semplicemente leva sulla curiosità delle persone». Che poi hanno paura a denunciare, come raccontiamo nell’articolo della pagina accanto: «Infatti noi parliamo di “stupro emotivo” perché si generano dei meccanismi simili a quelli delle violenze sessuali» riflette ancora Bonino. Che ha trovato anche un primo sostegno da parte delle istituzioni: il consigliere regionale Silvio Magliano (Moderati) ha presentato una proposta di legge intitolata “Misure di sostegno per le vittime di delitti contro il patrimonio, commessi con l’utilizzo delle nuove tecnologie, aventi come presupposto la dipendenza affettiva”. Ma non è ancora stata approvata: «Il Piemonte sarebbe la prima regione a legiferare in materia e a fare da traino per le altre, in attesa di una legge nazionale che riconosca il reato di truffa affettiva - sottolinea l’avvocato Sofia Gurrera -. Oggi rientra nel reato di truffa patrimoniale ma in realtà riguarda più aspetti, dal revenge porn alla minaccia al riciclaggio di denaro».
I più letti
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Amministratore unico e responsabile trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..