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Crac finanziari
18 Agosto 2024 - 14:10
C'è una foto che dice tutto: Danilo Coppola nella bolla dell'Avvocato Agnelli, al Lingotto, nel tempio della finanza torinese. Lui era già il "re delle plusvalenze", o meglio uno dei Furbetti del Quartierino. A Torino era arrivato trasferendo le sue società - già sotto inchiesta - e diventando padrone di una parte del Lingotto ex Fiat, per farci uffici e un albergo, sotto la bandiera dell'Ipi (quella di Massimo Segre, proprio lui, che lo presentò anche all'allora sindaco Sergio Chiamparino). Tra dubbi e cattiva fama, a Torino provarono anche a chiedergli un intervento per il salvataggio del Torino "ma lui si defilò subito". Fra processi, carcere, latitanza dorata negli Emirati Arabi Uniti, l'ex immobiliarista è ora tornato in Italia, dove oltre alla pena residua deve affrontare ancora un processo per tentata estorsione nei confronti della Prelios, la società finanziaria presieduta da Fabrizio Palenzona.
Danilo Coppola con Massimo Segre ai tempi dell'avventura Ipi Lingotto
L'ex immobiliarista romano è atterrato questa mattina all'aeroporto di Fiumicino, estradato in Italia dagli Emirati Arabi Uniti. Coppola si è imbarcato all'alba su un volo partito da Abu Dhabi, dopo la decisione presa dalle autorità giudiziarie e governative degli Emirati sull'estradizione richiesta dall'Italia.
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha espresso "soddisfazione per l'avvenuta estradizione". La decisione, sottolinea una nota del Ministero, "è stata assunta dopo intense attività giuridico-diplomatiche negli ultimi mesi, a seguito della visita del ministro Nordio ad Abu Dhabi nel febbraio scorso: nei colloqui di allora con il ministro della giustizia emiratino, Mohammed Al Nuaimi, il Guardasigilli aveva sollevato le diverse richieste di estradizione italiane ancora pendenti, fra cui quella relativa al caso giudiziario di Danilo Coppola, l'imprenditore romano condannato nel 2022 a sette anni di carcere". Nordio ha aggiunto: "La mia gratitudine al ministro Al Nuaimi per l'intensa collaborazione che abbiamo sviluppato nell'ambito del trattato bilaterale di estradizione: nei prossimi giorni gli parlerò per ringraziarlo personalmente. Questo sviluppo positivo nella cooperazione giudiziaria con gli Emirati Arabi Uniti dimostra che per noi non può esservi nessuna impunità per chi commette crimini in Italia e cerca rifugio all'estero".
Danilo Coppola al suo arrivo a Fiumicino
Era in un centro commerciale ad Abu Dhabi quando l'Interpol lo ha arrestato. Era finita così la latitanza dell'immobiliarista Danilo Coppola. Dal settembre del 2022 sul cinquantaseienne pendeva un mandato d'arresto internazionale emesso dalla Procura di Milano per l'esecuzione della condanna definitiva a 7 anni per bancarotta per il crac del Gruppo Immobiliare 2004, di Mib Prima e di Porta Vittoria. La richiesta era rimasta ineseguita fino a lunedì 4 dicembre nonostante fosse noto che Coppola avesse riparato a Dubai, sempre negli Emirati Arabi Uniti. L'imprenditore deve scontare un residuo pena calcolato dalla pm Adriana Blasco e dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco dell'ufficio esecuzione penale di 6 anni, 5 mesi e 12 giorni che tengono conto anche di tre mesi per una diffamazione a Bergamo. Ma i guai giudiziari del cinquantaseienne non finiscono qui. È a processo con la sentenza di primo grado attesa per l'inizio del prossimo anno per il "crac Porta Vittoria bis" dove è imputato assieme ad altre persone di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, bancarotta e bancarotta fraudolenta per i fallimenti delle società Editori Per la Finanza srl, Epf Comunicazione srl e Tikal srl delle quali l'immobiliarista sarebbe stato l'amministratore di fatto. Ed è in corso il processo per la presunta tentata estorsione nei confronti di Prelios - presieduta dall'ex presidente della Fondazione Crt Fabrizio Palenzona - la società di gestione del risparmio che attraverso fondi immobiliari oggi controlla l'area di Porta Vittoria a Milano.
In più interviste rilasciate negli anni, anche dal lusso degli Emirati, Coppola ha sventolato la teoria dei "poteri forti" e la bandiera della persecuzione giudiziaria. "Sono un esempio vivente della malagiustizia. Pensi soltanto che la condanna definitiva nei miei confronti è avvenuta dopo una trentina di processi", raccontava a fine luglio 2022 a una testata svizzera. Ora il suo avvocato Francesco Grimaldi la butta sull'umanitario: "Siamo vivamente preoccupati delle condizioni di salute del nostro assistito che da tempo è seriamente affetto da gravi patologie cardiovascolari. Alla luce di questa situazione avanzeremo una istanza al tribunale di Sorveglianza di sospensione della esecuzione della pena con la richiesta di detenzione ai domiciliari per le condizioni di salute".
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