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Economia & Territorio

Langhe, ora i turisti sono troppi? Ecco perché

Il rischio ovetourism e lo snaturamento di un Patrimonio dell'Umanità

Langhe, rischio ovetourism: ecco perché

Un tempo, neppure così lontano, fra Langhe e Monferrato in estate rimaneva soltanto chi doveva lavorarci nei campi. Scappava chi magari era andato a lavorare a Torino o in qualche fabbrica, di certo non arrivavano turisti o villeggianti. Ora, per le Langhe, il rischio è quello contrario: sovraffollamento, o altrimenti detto "overtourism", che può trasformare luoghi d'incanto e offerte di qualità in un baraccone

Il tema è attuale nel momento in cui, in questi giorni, da alcuni operatori e categorie è arrivata una lamentela per un calo di presenze e di prenotazioni per l'imminente autunno (ma anche durante Collisioni), uno dei periodi d'oro da queste parti. Ma i dati disponibili dicono che l'offerta è costantemente aumentata e che solo l'anno scorso "è stato toccato il record di 15mila posti letto, con un aumento del 64% rispetto al 2009". Lo spiega alla Gazzetta d'Alba Daniele Manzone, direttore della Strada del Barolo e già fondatore di "Turismo in Langa in un'epoca in cui i visitatori erano pochi e Alba non aveva neppure un assessore delegato".

Negli anni la situazione è cambiata, lo si sa. Da semplice campagna, le colline del vino e del tartufo sono diventate meta di un turismo altospendente e anche Patrimonio Unesco. "La nostra zona era fuori dalle mappe, venivano da Torino o Milano solo per abbuffarsi. Poi i produttori di vino hanno iniziato a girare il mondo per far conoscere il loro vino e raccontare tutto ciò che sta intorno, con l'invito a venire a verificare di persona".

Invito sicuramente accolto, a giudicare dai numeri e dalle ricadute economiche. "Ritengo che ogni ricco del pianeta debba venire qui almeno una volta nella vita" dice Manzone, che però avvisa: "C'è il rischio dell'invasione, generata da un impatto maggiore di quanto il territorio possa sopportare". Soprattutto in certi paesi, magari come Barolo dove ormai ogni esercizio commerciale è all'insegna del food and wine, comprensibilmente, ma ti chiedi in effetti se sia ancora davvero un paese e non una attrazione per turisti. Un po' come accade a luoghi come le Cinque Terre, o persino Bologna, Portofino, la Versilia. 

La risposta pare essere in una corretta pianificazione turistica, ricordando che "le Langhe non sono aree da pic nic e nelle cantine si lavora tutto il giorno" non posti di ricevimento. Il tema, che solleverà qualche polemica, sarà affrontato lunedì 9, proprio a Barolo, all'Enoteca regionale del Barolo nell'incontro "Cosa succede al turismo nell'area del Barolo. Tra calo delle presenze e overtourism", con lo stesso Manzone e Stefano Mosca, direttore della Fiera del Tartufo, Francesca Baldereschi di Slow Food.

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