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IL CASO

Lo scandalo Sangiuliano-Boccia divide e fa discutere

Tra chi difende a spada tratta il ministro per la Cultura e chi ne chiede le dimissioni immediate

Scandalo Sangiuliano-Boccia

Scandalo Sangiuliano-Boccia

Al bar, in autobus, nelle chat tra amici. Sembra che tutti, in queste ore, stiano parlando dello scandalo Sangiuliano-Boccia. Anche tra le coppie la discussione si fa animata, tra chi prendere le parti dell’uno e chi dell’altra. Dal tinello della cucina ai banchi del Parlamento, si trova chi difende a spada tratta le lacrime del ministro per la Cultura, chi lancia frecciatine a mezza bocca contro «la dottoressa Boccia» e chi, alla fine, se la prende con il governo intero e invoca le dimissioni del ministro. Sorride Cristina Seymandi quando le si domanda che cosa ne pensi del caso.

«Avendo subito anche io una gogna mediatica non indifferente, so che significa lavorare con uno stress di quel tipo addosso» premette lei, che con la rottura della sua storia d’amore con Massimo Segre aveva occupato le pagine dei giornali per tutta la scorsa estate. «Se Sangiuliano riesce a mantenere un equilibrio e dal momento che la premier Meloni lo ha scelto resti. Ma dipende da lui». E ancora Seymandi rimarca: «Le questioni private dovrebbero restare private. Massima solidarietà».

Dalla parte di Sangiuliano anche l’onorevole di Fratelli d’Italia, Augusta Montaruli: «Il ministro ha già chiarito. Il resto è un gossip che interessa solo chi è in malafede». Si dice «esterrefatta» per quanto sta accadendo la sottosegretaria alla Regione Piemonte Claudia Porchietto. «Da donna, mi lascia perplessa come sia stata subito strumentalizzata tutta la faccenda da parte della dottoressa Boccia» affonda la lama. «Io ho fatto il consigliere economico del ministro Gelmini e non era uno scherzo - prosegue -. Mi pare che un soggetto che filma di nascosto la sua entrata il Parlamento faccia capire che la professionalità non è proprio la sua dote primaria». Anche Sara Zambaia (ex consigliera della Lega, oggi impiegata in Regione in assessorato) non condivide i metodi usati dalla Boccia. «C’è modo e modo di far valere le proprie posizioni: renderle pubbliche con la stessa verve con cui si posta un qualsiasi reel da influencer, lascia presumere che la vetrina, invece, è ciò che alla fine si vuole realmente» sottolinea.

È contrario ai «processi da tribuni della plebe» il coordinatore cittadino di Forza Italia Marco Fontana. «Purtroppo è ciò che sta avvenendo in modo pruriginoso». Tiene ben separata la sfera pubblica da quella privata, il capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale Domenico Garcea. «Bisogna essere pronti a dimostrare la propria completa estraneità a fatti che possono ledere l’istituzione che rappresenti, mentre le scelte che riguardano la sfera intima e personale, sono insindacabili e nessuno ha il diritto di giudicarle dal punto di vista morale» commenta.

Non mancano poi gli appunti di chi ritiene che la Rai abbia concesso uno spazio eccessivo all’intervista del ministro Sangiuliano. «Chi, a sinistra, critica, sembra dimenticare le lunghe interviste del Tg1 a Conte nell’ottobre 2019» rimarca l’onorevole del Carroccio Elena Maccanti, membro della commissione di vigilanza Rai. «Una notizia è sempre una notizia, e le critiche del Pd mostrano che i dem considerano la Rai come una loro proprietà». Interpellata sulle vicende del ministro Sangiuliano, la presidente del Museo Egizio di Torino Evelina Christillin preferisce non commentare. Proprio con lei e con il suo direttore Christian Greco il ministro si era distinto nella discussione sul cambio della leadership dell’Egizio. Nulla di fatto. E ora è Sangiuliano a rischiare il posto (e c’è già chi maligna che sia opera della “maledizione di Tutankhamon”).
Toni severi e richieste di dimissioni arrivano dalle fila del centrosinistra.

«Forse la capacità di giudizio del ministro è stata offuscata dal delirio di onnipotenza e dagli istinti “maschili” dall’altro» attacca la consigliera regionale dei dem Monica Canalis. «Meloni salvaguardi la dignità delle istituzioni e lo licenzi» conclude. Sulla stessa linea anche il vice capogruppo di Avs alla Camera Marco Grimaldi. «Ennesimo scandalo. Sembra una telenovela brasiliana travestita da spy story» ironizza. «È un sapore di bunga bunga, una lunga notte da pop corn che solo superficialmente può divertire - prosegue -. Perchè svela ulteriormente la totale inadeguatezza di un ministro di questo governo e la sua ricattabilità».

Il vero problema è aver messo «l’interesse privato prima dell’interesse pubblico» spiega dal canto suo, la consigliera regionale del Pd Nadia Conticelli. La cosa «che più fa rabbia» spiega il capogruppo dei Cinque Stelle in consiglio comunale Andrea Russi, «è che ministro e presidente del consiglio si occupino di una ridicola e surreale telenovela anziché dei problemi della Cultura e dei lavoratori del comparto, che sono tra i più precari e sottopagati d’Italia». E ancora: «In un paese normale non saremmo qui a parlarne, ma avremmo già preso atto delle sue dimissioni, che invece non sono ancora arrivate». In conclusione, l’onorevole Daniela Ruffino di Azione bolla l’intera vicenda come «misera». Sono giudicate poi «desolanti le “scuse” pubbliche porte alla moglie, piuttosto che le lacrime».

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