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Il dato

A Torino una colonnina elettrica su 4 non funziona: «Servono infrastrutture per il futuro green della città»

In vista del divieto sui diesel Euro 5, Torino rischia di rimanere indietro sulla mobilità elettrica

A Torino sono al momento 252 le stazioni attive

A Torino sono al momento 252 le stazioni attive

A Torino, una colonnina di ricarica per auto elettriche su quattro non è funzionante. Su 336 stazioni installate, ben 84 risultano inattive, un dato che corrisponde al 25%. La situazione è emersa in seguito a un’interpellanza di Pierlucio Firrao, vice capogruppo di Torino Bellissima, alla quale ha risposto l’assessora all’Ambiente e alla Viabilità, Chiara Foglietta.

"Una colonnina su quattro non è attiva – ha dichiarato Firrao – ed è questo il bilancio della nostra situazione green. I cittadini si chiedono il perché, e bisogna mettere pressione ai privati per farle attivare. Inoltre, questi spazi inutilizzati potrebbero essere riservati a stalli di sosta. È una problematica sentita, soprattutto quando si promuove un Green Deal e la transizione verso veicoli a emissioni zero. Le infrastrutture devono essere all'altezza di questa sfida".

La questione diventa ancora più rilevante in vista delle restrizioni ambientali previste per il 2025. Dal mese di ottobre di quell'anno, infatti, in Piemonte sarà vietata la circolazione dei veicoli diesel Euro 5, che già oggi sono soggetti a limitazioni temporanee legate ai livelli di inquinamento. Nonostante questo, a Torino non sono previsti ulteriori investimenti o installazioni di nuove postazioni di ricarica elettrica.

"Al momento, non sono pianificati sostanziali incrementi nell’offerta di impianti di ricarica su suolo pubblico – ha spiegato l’assessora Foglietta -. Il bando del 2018 è stato esaurito e Drivalia, la società incaricata, non prevede un aumento significativo. I nostri uffici stanno preparando un nuovo bando, che terrà conto delle difficoltà di attivare impianti in contesti urbani e della tendenza delle società a puntare su impianti ad alta potenza. Tuttavia, queste infrastrutture richiedono una cabina di trasformazione dedicata, con un impatto notevole sul territorio. Di conseguenza, è probabile che le nuove strutture verranno collocate nelle zone periferiche, dove gli spazi disponibili lo permettono".

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