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La crisi dell'ex Fiat
02 Ottobre 2024 - 19:00
Nel giro di un anno, Stellantis ha perso quasi 200mila veicoli prodotti, 48mila dei quali soltanto a Torino. Lo calcola la Fim-Cisl, nel suo report sulla produzione nei primi nove mesi del 2024 e mettendola a confronto con quella dell’anno prima.
Per la prima volta, indica il report, tutti gli stabilimenti sono in negativo e perdono sia le auto (-40,7%) sia i veicoli commerciali (-10,2%). Anche i due siti in positivo nel primo semestre, Pomigliano dove si fabbrica la Panda e Atessa per i veicoli commerciali, sono in rosso (-5,5% e -10,2%). La Fim prevede per il 2024 una produzione di auto sotto le 300mila unità e complessiva di 500mila unità, un terzo in meno del 2023 (quando erano 751mila), ben lontani dal milione d’auto auspicato dal ministro Urso.
A guardare nel dettaglio, a settembre 2023 la produzione di Stellantis in Italia era di 567.525 veicoli, a oggi è di 387.600, con una perdita del 31,7%. Mirafiori, invece, aveva l’anno scorso - un 2023 già segnato da crisi e stop produttivi - 70.365 auto prodotte (per la quasi totalità Fiat 500e) e a settembre ha fermato il contatore - e la fabbrica, fino a novembre - a 22.240. Ossia -68,4% (ma, raffrontando con il terribile 2019 della morte di Marchionne, prima della nascita di Stellantis, è +86,4% visto che la produzione era attorno alle 10mila vetture).
Fernando Uliano, segretario Fim, presentando il report a Roma ha anche lanciato il pericolo legato alla cassa integrazione: «Servono nuovi ammortizzatori sociali, in molti stabilimenti di Stellantis e dell’indotto sono in esaurimento. Il rischio di licenziamento potrebbe investire circa 25mila lavoratori».
Al report della Fim ha risposto Stellantis: «Il report è un utile strumento di analisi e monitoraggio. Tuttavia, i dati della produzione negli stabilimenti situati nel nostro Paese, riferiti nel report, restituiscono una visione parziale se non collocati all’interno di una dinamica più ampia. Ad esempio, sarebbe utile, ai fini di una rappresentazione più completa e utile - spiega l’azienda - ricordare tutti gli elementi di competitività, quali il costo dell’energia, il costo del lavoro, la produttività. Tutto questo, in una congiuntura del tutto peculiare di transizione all’elettrico, in cui è necessario offrire ai clienti vetture più accessibili. Un’analisi di questo tipo consentirebbe di promuovere un ragionamento di politica industriale più maturo che è fondamentale per ottenere i risultati a cui tutti gli stakeholder del settore automotive ambiscono».
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