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14 Ottobre 2024 - 20:19
Centocinquanta ricorsi arrivati dai mezzi di soccorso di emergenza dall’ottobre 2021 ad oggi. Per una media di cinquanta negli ultimi tre anni a fronte anche di un maggior numero di sanzioni, a dir poco opinabili. Sarebbe questo il “benservito” dato agli operatori di primo soccorso immortalati dagli autovelox della città per avere superato i limiti di velocità imposti dal codice stradale. Un vincolo a cui i conducenti di mezzi di soccorso dotati di dispositivo acustico e visivo possono, per legge, derogare. «Eppure la macchina burocratica non si ferma - ha spiegato ieri pomeriggio in Sala Rossa la consigliera FI Federica Scanderebech -. Le multe vengono inviate lo stesso, costringendo il personale e i volontari a perdere tempo prezioso in ricorsi», ha raccontato.
I principali motivi sarebbero due. In primo luogo il fatto che gli autovelox, incluso il tanto nuovo quanto contestato t-red, «non danno la possibilità di ottenere una registrazione sonora per verificare l’effettiva attivazione delle sirene, ma possono solo acquisire un fotogramma preciso», ha sottolineato l’assessore alla Sicurezza Marco Porcedda. Ergo: se il fotogramma carpisce l’attimo in cui il lampeggiante è acceso si scampa la multa. Altrimenti i conducenti devono procedere con la contestazione. «Il ricorso, fosse anche uno solo, è tempo che viene sottratto per burocrazia inutile - ha incalzato Scanderebech - a fronte del tempo che potrebbe essere speso per la salute dei cittadini. Senza considerare quanti, anziché perdere del prezioso tempo, decidono di procedere al pagamento e alla sottrazione dei punti», ha accusato.
Il secondo problema sarebbe invece imputabile al mancato aggiornamento dei dispositivi di controllo dei limiti di velocità veicolare. Questi, sotto i varchi ztl e i t-red dovrebbero già escludere in modo automatico le targhe dei servizi di soccorso dall’invio delle sanzioni. Ma così non sembrerebbe nel caso di due velocimetri fissi. Il primo situato su corso Unità d’Italia, mentre il secondo su corso Regina Margherita. Un vulnus da sanare senza indugiare, secondo Scanderebech: «L’Amministrazione ha il dovere di agire ora. Le soluzioni esistono da anni. Non è pensabile che, dal 2021, il problema non sia ancora risolto», la sua conclusione.
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