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USA 2024

Dazi per l'Europa (e Stellantis)? "Inutile fare allarmismo ora"

La politica economica di Trump, parla Marco Gay, presidente dell'Unione Industriale di Torino

Dazi per l'Europa (e Stellantis)? "Inutile fare allarmismo ora"

Stellantis in salita, poi in discesa. Leonardo, per l'Aerospazio, in crescita. Ma Piazza Affari chiude male la giornata della vittoria di Donald Trump alle elezioni americane. La politica economica di Trump promette male per molte aziende italiane, a cominciare da Stellantis contro cui il Tycoon ha già annunciato dazi per le auto prodotte in Messico, ma anche per la politica green - ieri, a Wall Street, i titoli delle energie rinnovabili erano in picchiata - e per il settore agroalimentare.

"Inevitabile guardare con preoccupazione alla prospettiva dei dazi, che di certo arriveranno anche se diversamente modulati in base agli equilibri geopolitici internazionali. Ma l’allarmismo fine a sé stesso è inutile - dice il presidente dell'Unione Industriali, Marco Gay -. Confido piuttosto che per l’Europa il risultato elettorale di ieri si traduca in una scossa capace di determinare una reazione concreta, con cui mettere finalmente in campo politiche commerciali e industriali in grado di stimolare la competitività e la crescita degli stati membri"

Ma per Torino e il Piemonte? "Per un territorio come il nostro, quello americano rappresenta uno dei mercati di riferimento delle aziende esportatrici - spiega ancora Gay -, con un interscambio del Piemonte con gli Stati Uniti che nel 2023 è stato di 5,5 miliardi di export su 64 totali".

Lo scenario torinese presenta una forte presenza a stelle e strisce. Le associate dell’Unione Industriali di Torino presenti negli Usa sono 24 (esclusa Stellantis), per un totale di circa 12mila dipendenti. Dall'America a Torino sono arrivate invece 19 società statunitensi, associate all’Unione per circa 8mila dipendenti.

Per le italiane in America, invece, l'attenzione riguarda ovviamente Stellantis, soprattutto per lo stabilimento messicano del Gruppo di John Elkann e per i finanziamenti e i rapporti in essere con l'amministrazione Biden, che però sono diluiti nel tempo. E poi Ferrero, che negli Stati Uniti ha un suo stabilimento e dunque, con quella produzione, dovrebbe evitare dazi. Ma c'è da vedere cosa accadrà nei rapporti fra gli Stati.

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