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USA 2024
06 Novembre 2024 - 10:50
L'America ha scelto. E soprattutto hanno scelto i mercati. Fin da prima che Donald Trump pronunciasse il discorso della vittoria, a Palm Spring, le borse asiatiche segnavano forti rialzi. In calo solo la Cina. A dimostrazione che il mercato aveva già intercettato l'affermazione di The Don, come confermato poi dalle aperture di Wall Street e di Piazza Affari.
L'Oriente, si diceva, la prima spia finanziaria della mattinata: giù le cinesi perché Pechino teme la politica dei dazi del tycoon, mentre Tokyo è immediatamente in salita, grazie all'indebolimento dello yen sul dollaro. Attorno alle 9.30, il Dow Jones ha guadagnato il 2,24%, l'indice S&P 500 è aumentato del 2% e il Nasdaq, con una forte componente tecnologica, ha guadagnato l'1,65% Londra ha aperto con +0,86%, +1% Parigi, leggermente più debole Francoforte. In Italia, a Piazza Affari il listino Ftse Mib registrava un indice positivo pari a 1,39%, il più forte di tutte le borse dell'eurozona.
Ma nel pomeriggio, appena dopo l'inizio delle contrattazioni a Wall Street, le Borse europee hanno cominciato a scendere: Piazza Affari con 2,5%, Madrid -2,6%. Lo spread tra Btp e Bund supera i 132 punti. A Milano male le banche: Unicredit - 3,8%, Mps -4,39% e Banco Bpm -3,9%.
Il dollaro, intanto, guadagna su tutte le principali valute, euro compreso, mentre schizzano verso l'alto i bitcoin che raggiungono i 73mila dollari. In calo il petrolio, per il timore che la politica di Trump favorisca la produzione autoctona Usa, a danno dei produttori orientali.
LA SCHEDA: LE MISURE ECONOMICHE DI DONALD TRUMP
DAZI DOGANALI - La misura di punta: l’aumento dei dazi doganali. Il repubblicano vuole alzarli tra il 10 e il 20% per tutti i prodotti che entrano negli Stati Uniti, e fino al 60% per quelli provenienti dalla Cina o addirittura al 200% per alcune tipologie di merci. L'obiettivo dichiarato è aumentare le entrate fiscali e utilizzare i dazi doganali come arma di negoziazione contro paesi che, come la Cina, "ci stanno dilaniando", ha ripetuto Trump durante la sua campagna elettorale, incoraggiando le aziende a delocalizzare la produzione negli Stati Uniti.
Il presidente eletto "non ha mai nascosto di apprezzare i dazi doganali come strumento politico", ha ricordato Kimberly Clausing, ricercatrice del PIIE intervistata dall'AFP, ritenendo che non esiterà a farne “ampio uso”. Ma l'impatto economico potrebbe rivelarsi negativo: l'aumento dei dazi doganali "potrebbe portare ad un aumento annuo di 524 miliardi di dollari di tasse e ridurre il Pil di 0,8 punti percentuali, con la distruzione di 684.000 posti di lavoro", hanno stimato i ricercatori presso la Fondazione Tributaria.
TAGLI FISCALI - Il repubblicano ha sempre spiegato di vedere il suo piano in due fasi: un taglio fiscale che compensi l'aumento dei dazi doganali, con impatto zero per i contribuenti americani. Trump vuole anche estendere i tagli fiscali decisi durante il suo primo mandato, nel 2017, e andare oltre, questa volta estendendoli alle classi medie.
Margot Crandall-Hollick, ricercatrice associata presso l'Urban-Brookings Tax Policy Center, ritiene che "una presidenza Trump porterà pochi o nessun beneficio ai redditi bassi", soprattutto perché l'aumento dei dazi doganali probabilmente farà aumentare il prezzo dei beni di consumo quotidiano .
Secondo il Comitato per un Bilancio Federale Responsabile (CRFB), gli importi generati dai dazi doganali dovrebbero compensare solo in parte i tagli fiscali annunciati e il debito americano potrebbe lievitare, con ulteriori 15.000 miliardi di dollari nel prossimo decennio.
Per compensare, si prevedono tagli drastici alla spesa. Trump ha annunciato nel corso della sua campagna elettorale l'intenzione di affidare l'incarico al miliardario Elon Musk. Il capo di Tesla, X e SpaceX ha assicurato che potrà ottenere diversi trilioni di dollari di tagli annuali alla spesa pubblica.
PERFORAZIONI - Un’altra misura faro prevista: aumentare significativamente la produzione di combustibili fossili lasciando andare le redini in modo che il settore possa aprire nuovi siti.
Si tratta di porre fine ai vantaggi, soprattutto fiscali, a favore delle energie rinnovabili e alle norme restrittive per l'industria del petrolio e del gas. Ma non è detto che la deregolamentazione porterà ad un forte aumento della produzione, secondo diversi analisti, né che si indebolirà la produzione di energie rinnovabili, che ha subito una forte accelerazione, con Stati repubblicani come il Texas che sono tra quelli che investono di più in questo settore.
ALLINEARE LA FED - Non lo ha mai nascosto, l’indipendenza della Federal Reserve non soddisfa Donald Trump, che vuole avere voce in capitolo sulla politica monetaria. “Ho sempre avuto successo nei miei affari, penso di avere un istinto migliore, in molti casi, rispetto alle persone che lavorano alla Fed o al suo presidente”, ha dichiarato lo scorso agosto. Il tycoon ha ripetutamente accusato la Fed di agire per compiacere i democratici e ha messo in dubbio la competenza del presidente dell’istituzione, Jerome Powell, assicurando che gli lascerà terminare il suo mandato nel 2026.
Dopo aver aumentato drasticamente i tassi per frenare l'inflazione, la Fed ha iniziato ad abbassarli, poiché l'aumento dei prezzi si era avvicinato all'obiettivo del 2% delle banche centrali.
L'azione dei finanzieri ha certo avuto un impatto su queste elezioni: grandi attori del mercato hanno scommesso forte su Trump, indirizzando il voto. Questo, anche al di là della discesa in campo di Elon Musk, mentre Jeff Bezos - parlando di necessità di credibilità e imparzialità - faceva ritirare al suo Washington Post l'endorsement a Kamala Harris.
La politica economica di entrambi i candidati, va detto, era improntata fin da subito a misure che avrebbero portato a un aumento dell'inflazione, con possibili tagli ai tassi da parte della Fed. Ancor più quella di Trump, fra annunciati dazi e una politica economica protezionista, unita alla deregulation sulle cryptovalute. Poi occorrerà vedere nei fatti.
Nonostante alcune previsioni - Trump in campagna elettorale ha "minacciato" dazi sulle auto americane prodotte in Messico -, a Piazza Affari sale Stellantis che apre guadagnando il 4,51%, mentre Leonardo che dovrebbe trarre vantaggio dalla politica sulla Difesa ha iniziato in salita per poi ridiscendere, rimanendo comunque attorno a un +1,8%.
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