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Adesso la Fiat 500 vende troppo, stop agli ordini (ma in Algeria)

Il paradosso di Stellantis: Mirafiori rischia un lungo stop, mentre lo stabilimento di Orano raddoppia la produzione

Adesso la Fiat 500 vende troppo, stop agli ordini (ma in Algeria)

Troppe richieste per la Fiat 500 e Stellantis deve bloccare gli ordini, nonostante l'aumento della produzione. Ma non succede qui in Italia, bensì in Algeria, nel nuovo stabilimento aperto a fine dell'anno scorso. Mentre Mirafiori rischia un nuovo lungo stop, con una produzione ridotta a un terzo rispetto all'anno scorso, perché paradossalmente gli ordini per la Fiat 500e non ci sono.

La spiegazione di questo paradosso sta nel modello: a Torino si produce la Fiat 500e, che è l'elettrica, mentre in Algeria, nello stabilimento di Orano, si produce la versione ibrida (da non confondere con quella che arriverà a Mirafiori a fine 2025), ossia la vecchia Fiat 500 a motore endotermico prodotta, fino ad alcuni mesi fa, a Tychy in Polonia. Un modello non più rispondente alle normative europee e dunque destinata principalmente al mercato africano.

Capita così che Fiat Algerie, anche tramite la piattaforma online, abbia al momento preso in carico il doppio degli ordini del mese di ottobre, rendendo complicato gestire le prenotazioni e i tempi di consegna. Per questa ragione, secondo una circolare resa nota dall'Ansa, dal board è partito l'ordine di sospendere le prenotazioni e non accettare i pagamenti.

Lo stabilimento di Orano ha una produzione stimata di 60mila vetture, con l'obiettivo di arrivare a regime, nei prossimi due anni, con 90mila veicoli. Principalmente si tratta della Fiat 500, ma c'è in produzione anche il vecchio Fiat Doblò, con l'ipotesi che altri modelli, ormai a fine vita come la Tipo, possano essere destinati qui. 

Dai fornitori, in particolare della zona di Cassino, sono già arrivate segnalazioni di "inviti" da parte di Stellantis a delocalizzare la propria produzione in Algeria o in Marocco, dove lo stabilimento ex Peugeot sta diventando un vero polo industriale dell'elettrico. E il timore dei sindacati è che anche parte dei lavoratori possa essere suggestionata dall'idea di un trasferimento temporaneo. Un po' come accaduto durante gli stop degli stabilimenti italiani, quando ai lavoratori è stata offerta la possibilità di trasferte in Polonia o in Francia.

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