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Economia & Geopolitica
26 Novembre 2024 - 08:30
"La guerra è bella anche se fa male", cantava Francesco De Gregori. Oppure, "Finché c'è guerra c'è speranza" da film di Alberto Sordi. E soprattutto c'è business. Lo dicono chiaramente gli studi: tra Ucraina e Medio Oriente, ma anche Sudan e Myanmar, l'industria della difesa non è mai stata così florida, con una spesa che, nel mondo, raggiunge un livello di 306 dollari a persona, per un totale di 2.443 miliardi di dollari.
E in questo scenario l’Italia gioca un ruolo da protagonista della sicurezza europea grazie a un’industria della difesa altamente sviluppata e diversificata. Con comparti di punta come elicotteristica, elettronica e cantieristica navale, il Paese dimostra di poter competere a livello internazionale attraverso due colossi industriali: Leonardo e Fincantieri, aziende a controllo statale che dominano i settori di riferimento sia per fatturato che per innovazione tecnologica.
Crescita della spesa globale per la difesa
Secondo il rapporto dell’Area Studi di Mediobanca, le crescenti tensioni geopolitiche – dal conflitto in Ucraina a quelli in Medio Oriente, Sudan e Myanmar – hanno spinto le spese globali per la difesa a un record storico di 2.443 miliardi di dollari nel 2023 (+6,8% rispetto al 2022). Questo aumento si riflette anche sulle aziende italiane, che nel complesso hanno generato 40,7 miliardi di euro di ricavi nel 2023, di cui il 49% attribuibile al comparto della difesa (+6,6% sul 2022).
La filiera della difesa italiana: numeri chiave
Leonardo e Fincantieri, che insieme concentrano tre quarti del fatturato complessivo, sono affiancate da altre otto aziende con ricavi superiori al miliardo di euro e una rete di PMI specializzate in sottosistemi e componenti strategici.
Partecipazione statale e capitali esteri
Le aziende a controllo statale dominano la scena, generando il 59,3% dei ricavi aggregati. Tuttavia, il settore attira anche significativi investimenti stranieri:
La quota di esportazioni dell’industria della difesa italiana ha raggiunto il 68,2% nel 2023, con l’Europa come principale mercato di sbocco (61%), seguita dalle Americhe (29%). Escludendo Leonardo e Fincantieri, la percentuale scende al 49,4%, ma il comparto rimane competitivo anche tra le medie imprese.
Il settore investe mediamente il 6% dei ricavi in R&S, sostenendo un incremento della redditività:
Prospettive future: un settore strategico per l’Italia
Tra il 2021 e il 2023, le aziende italiane della TOP100 hanno generato utili netti cumulati per 4,5 miliardi di euro, con un record di 1,6 miliardi nel 2023 (+11,2% rispetto al 2021). Con utili medi netti giornalieri di 43.000 euro per azienda, l’industria della difesa italiana si conferma un settore cruciale per la crescita economica e la sicurezza strategica nazionale.
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