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La crisi dell'ex Fiat

L'elefante nella stanza di Stellantis

Il piano da 2 miliardi di investimenti, ma produzione ancora ai minimi. I dubbi legati al futuro ceo

Ecco la "nuova" Stellantis: sarà vero stavolta?

«Si apre una stagione nuova». Le parole del sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, sono la perfetta sintesi degli umori della giornata di ieri, dal ministro Urso in giù, dopo il confronto con Stellantis al Tavolo per l’Automotive. Investimenti per 2 miliardi, nuovi modelli e la promessa della risalita produttiva (e dunque occupazionale). La domanda è: sarà vero?

Perché nessuno ha motivo di dubitare delle parole di Jean Philippe Imparato - «ci metto la faccia» -, manager francese ma ormai trapiantato in Italia e che ama il Made in Italy. Ma lui non è - per ora - il ceo: dopo le dimissioni di Tavares, Stellantis non ha un ceo, almeno fino al 2025. Quello che arriverà confermerà questo piano, che mescola elementi di quello di Tavares, o lo cambierà? Questo è il più classico degli elefanti nella stanza, che qualcuno finge di non vedere.

D’altra parte, Imparato stesso lo dice: «Questo piano esisteva, non è che l’ho creato in cinque giorni. Diciamo che occorreva dare una spinta». Dunque rompere gli indugi sulla piattaforma Small, sui modelli in arrivo e, nello specifico, le versioni ibride, che possono rispondere meglio alle richieste del mercato.

Ma il 2025, avvisa Imparato, «sarà più o meno come il 2024». Mentre nel 2026 «ci sarà un incremento del 50%». Le stime sono di triplicare i volumi di Melfi con le ibride e di ottenere almeno 100mila vetture a Mirafiori.

Quindi, se per il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, bisogna essere «pronti a monitorare, con il governo, gli impegni di Stellantis» e per la Fiom questo dialogo è stato «un punto di partenza», la Uilm avverte: «Stellantis ha confermato ciò che sapevamo, cioè che il 2025 sarà un anno molto complicato per i lavoratori di Mirafiori e dell’indotto auto torinese» spiega Luigi Paone, segretario generale della Uilm di Torino. «È sempre più urgente attivare il piano di ammortizzatori sociali e riqualificazione professionale dei lavoratori del settore automotive annunciato dalla Regione Piemonte».

Il ministro Urso, per parte sua, ha detto che riconvocherà il tavolo a gennaio. In ballo c’è sempre il famoso milione di auto l’anno su cui Imparato è chiaro: «Non faccio promesse». Insomma, bisognerà attendere le risposte del mercato e le strategie della nuova Stellantis. Che, almeno ufficialmente, per il momento ha smentito ogni fusione con Renault.

Duro, infine, il segretario Cgil Giorgio Airaudo che parla di «Governo Elkamoni (Elkann-Meloni, ndr) che non ha nulla per Torino». L'opera di disgelo di John Elkann è innegabile, in attesa che si presenti in Parlamento, così come un lavoro sottotraccia del (non a caso presente) ministro Giancarlo Giorgetti. Stellantis, in cambio di questo piano, otterrà gli incentivi già promessi (nel 2025 il Mimit avrà a disposizione 1 miliardo per l'automotive), probabilmente gli sgravi per le aziende energivore, anche la riduzione dell'Ires per le aziende che reinvestono e forse la rinuncia del governo al secondo produttore cinese, che di suo non è che abbia fatto fuoco e fiamme per arrivare.

L'elefante nella stanza, però, sembra non scuotere nessuno. Eppure non esiste amministratore delegato al mondo che assuma un incarico accettando di portare avanti un piano industriale altrui... A meno che l'abbia già suggerito lui. Ma, al momento, non è (solo) quello che si sente in certi ambienti.

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