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Economia & Finanza

Banche: Intesa Sanpaolo, dopo il primato, ecco cosa succede nel 2025

Il primato nell'Eurozona contro Santander e BNP Paribas. Le Fondazioni iniziano le manovre per il rinnovo del cda

Intesa Sanpaolo: La Regina dell'Eurozona e la Sfida del Rinnovo dei Vertici

Intesa Sanpaolo prepara un 2025 da 9 miliardi di euro - di solo utile netto -, in uno scenario in cui i principali istituti di credito, da Unicredit lanciato nella creazione del maxigruppo bancario in salsa tedesca, hanno fatto registrare extraprofitti superiori all'anno precedente, con crescite percentuali a due cifre. L'Istituto guidato da Carlo Messina, con la chiusura a 3,863 euro per azione dello scorso 30 dicembre, si è classificato come la prima banca dell'Eurozona per capitalizzazione, 8,775 miliardi di euro, superando così la spagnola Santander e la francese BNP Paribas. Ma nel 2025 si gioca anche una partita importante a livello di governance.

UNA STRATEGIA VINCENTE
La strategia di Intesa Sanpaolo, spiegano fonti dell'istituto dopo il traguardo raggiunto (confermato) del primato nell'Eurozona, si basa su "una solida crescita interna, un modello di business che privilegia il wealth management, una redditività sostenibile e una forte patrimonializzazione. Gli investimenti in innovazione tecnologica e nella crescita delle persone del gruppo sono stati fortemente apprezzati dagli investitori". Questa combinazione di fattori ha permesso alla banca di affrontare il 2025 con ottimismo, un anno cruciale che segnerà la conclusione del piano d'impresa lanciato nel febbraio 2022. Le previsioni di utile netto (l'approvazione dell'esercizio 2024 è fissata al 2 febbraio) sono state riviste al rialzo a 9 miliardi di euro, un obiettivo ambizioso che riflette la fiducia nel futuro dell'istituto.

IL RINNOVO DEI VERTICI
Con questi risultati, Intesa Sanpaolo si prepara alla prossima primavera, come dicevamo, quando gli azionisti dovranno eleggere il nuovo consiglio di amministrazione. L'appuntamento è per il 29 aprile con l'assemblea degli azionisti. Le fondazioni, che grazie ai dividendi ricevuti dalla banca possono promuovere progetti sociali, culturali e di ricerca nei loro territori, rivendicano una maggiore autonomia nella scelta dei consiglieri. Il tradizionale patto tra le fondazioni si è rafforzato con l'aggiunta di una sesta entità, portando la quota blindata oltre il 15%.



IL RUOLO DELLE FONDAZIONI
Le fondazioni, a cominciare dalla Compagnia di San Paolo azionista di maggioranza, unite dal patto, rappresentano una forza significativa all'interno della governance di Intesa Sanpaolo. Alla fine di novembre, secondo quanto riferisce Lo Spiffero, i presidenti delle principali fondazioni si sono riuniti a Torino per definire i dettagli dell'accordo di consultazione. La Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, guidata da Mauro Gola, si è unita al gruppo, portando la rappresentanza al 15,69% del capitale sociale. La composizione della lista degli aspiranti consiglieri è oggetto di intense trattative, con le fondazioni che cercano di limitare l'ingerenza dei vertici della banca.



SFIDE E OPPORTUNITÀ
Il tempo stringe, e le fondazioni devono muoversi rapidamente per finalizzare l'accordo, considerando che il precedente fu siglato il 21 dicembre 2021 per il rinnovo dell'aprile 2022. Le conferme di Gian Maria Gros-Pietro come presidente e di Carlo Messina come CEO sembrano scontate, ma la sfida è scegliere nomi di qualità per il consiglio, tenendo conto delle norme di vigilanza di Francoforte e Bankitalia. La lista delle fondazioni include 14 nominativi su 19, con particolare attenzione ai requisiti di competenza e alle quote di genere. Intesa Sanpaolo si trova in una posizione di forza, ma la partita del rinnovo dei vertici è tutt'altro che conclusa. Le fondazioni rivendicano un ruolo più attivo e autonomo, mentre la banca continua a navigare in un contesto economico complesso e in continua evoluzione. 

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