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IL CODICE DI CONDOTTA

«I cittadini non sono gendarmi». Ascom e Confesercenti contro il decreto Piantedosi

Il "cliente ideale" secondo le linee guida: i commercianti non ci stanno

«I cittadini non sono gendarmi». Ascom e Confesercenti contro il decreto Piantedosi

Il codice di condotta per la sicurezza nei locali pubblici

Il presidente di Confesercenti Piemonte e presidente nazionale Fiepet-Confesercenti, Giancarlo Banchieri, si scaglia contro il decreto Piantedosi: «I cittadini non possono essere trasformati in gendarmi».

L’avventore modello non porta armi, droga o spray al peperoncino nel locale, si impegna ad evitare comportamenti molesti e a non abbandonare bottiglie di vetro in giro. Questo è il «cliente ideale» immaginato dalle Linee guida contenute in un decreto del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Un Codice di condotta che mira a aumentare la sicurezza nei locali pubblici e a prevenire la criminalità, e che verrà affisso nei bar e discoteche, alberghi e stabilimenti balneari, sale giochi.


Il Viminale ha precisato che le prescrizioni in realtà si basano sulla volontarietà delle azioni dei gestori ma al momento non è bastato a placare gli animi.
«Il decreto emanato dal ministro Piantedosi - prosegue Banchieri - ricalca la visione del Tulps, che però è del 1931: i pubblici esercizi come potenziali luoghi di aggregazione di soggetti poco raccomandabili, da sorvegliare così come gli stessi locali. Non è certo con un decreto come questo che si individua la soluzione: i cittadini e gli operatori possono e devono collaborare, ma non possono essere trasformati in gendarmi». 


A Torino la delinquenza diffusa è diventata una delle cause che ostacolano il lavoro dei pubblici esercizi. 
Anche Epat Ascom Torino, tuttavia, non trova una soluzione in queste linee guida, evidenziando come i costi legati alla sicurezza incidano già per il 30-40% sul fatturato delle imprese.
Il presidente Vincenzo Nasi, ha dichiarato: «Da due anni i pubblici esercizi torinesi hanno messo in campo iniziative private che vanno ben oltre le richieste della legge. Abbiamo fatto veramente tutto. Ora non possiamo sostituirci al controllo pubblico, che è compito dello Stato».

Ascom chiede al Governo di rivedere il decreto: «Ci aspettiamo un aiuto da parte dello Stato e non ulteriori richieste- conclude Nasi- ma non possiamo essere lasciati soli».

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