Cerca

L'INTERVISTA

Trasformare i dottori in dipendenti statali
«Non serve a nulla»

Secondo il segretario Roberto Venesia, l’unica soluzione fattibile in Piemonte prevede la realizzazione delle “Aft”

Trasformare i dottori in dipendenti statali«Non serve a nulla»

Una bozza di riforma sulla Medicina Generale che porterebbe i medici di famiglia a lavorare come dipendenti del Servizio sanitario nazionale. La proposta nasce dalla necessità di rendere operative le 1350 case di comunità con fondi del Pnrr. I cittadini dovrebbero trovare dei medici di famiglia o specialisti a disposizione dalle 8 del mattino alle 20 di sera. Le ore di lavoro settimanali per i medici di famiglia diventerebbero 38.

ROBERTO VENESIA


Ne abbiamo parlato con Roberto Venesia, segretario regionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale.
«Parto, anzitutto, dicendo che è riprovevole apprendere di questa possibilità dagli organi di stampa. Esatto, ne sappiamo qualcosa perchè ne parlano i giornali» comincia Venesia. «E’ inaccettabile la mancanza di un confronto con noi, mi auguro che si decidano a coinvolgerci».

Secondo il dottore, nell’eventualità dove questa riforma diventi legge, a pagare le spese più alte saranno i pazienti perchè «ad oggi i cittadini hanno potere di scelta su ben poco. Resta loro la legge 833 del 1978, quella che prevede l’esprimere la preferenza verso un medico piuttosto che un altro».
Venesia ha le idee chiare: «Passare da libero professionista a dipendente significa aumentare i costi sostenuti dalla Sanità e metterci nella condizione di sottostare a degli orari. Ora praticamente ogni medico lavora autonomamente e ha modo di coprire più ore di quello che farebbe un dipendente. Mi spiego meglio: oggi il medico di base può prestare servizio in ambulatorio, andare a fare delle visite al domicilio, sbrigare le pratiche burocratiche in orari extravisita».
Ma non solo: Venesia sottolinea che praticamente tutti i medici di base (2800 circa quelli che sono in Piemonte) hanno uno studio e che «i liberi professionisti hanno costi come l’affitto dei locali, il personale quale assistenti e/o segretari, attrezzatura, utenze. Se dovessimo venire messi tutti in strutture, le Case di comunità, tutti i nostri studi e collaboratori che fine fanno?»


Non solo critiche, Venesia parla anche di quella che lui definisce, per lo meno in ambito regionale, «una valida alternativa», ovvero le famose Aggregazioni Funzionali Territoriali (aft): «Il lato pratico è la realizzazione delle Aft ed è possibile in ogni ambito territoriale perché si realizzerebbero con i medici che oggi già operano su quei territori , e perchè nella Aft convergono di fatto, portandoli a sistema, due funzioni oggi già svolte dai Medici in ordine sparso: la prima è la funzione erogativa dell’assistenza attraverso la realizzazione della rete tra tutti i componenti e il coordinamento degli orari di studio per la copertura delle fasce orarie 9-13 e 14-19; la seconda è la funzione progettuale e di governo clinico. Ad esempio una Aft di medie dimensioni copre circa 25.000 cittadini è formata da 20 medici di Medicina Generale ma possono benissimo esserci Aft di minore o maggiore dimensione in base alle caratteristiche geografiche del territorio» continua il dottore «Una Aft può interessare una popolazione di almeno 7mila abitanti e comunque non inferiore a 5mila abitanti e può arrivare a 45mila abitanti per realtà ad alta densità abitativa».

E parlando di liste d’attesa, grande “cancro” con cui quotidianamente i pazienti si misurano, attendendo anche più di un anno per quelle che sono le visite specialistiche? Non può essere l’intramoenia la soluzione definitiva «Con le Aft si migliora da subito l’accessibilità dei pazienti agli studi medici, si potrà incrementare la presa in carico domiciliare, l’adesione vaccinale, fornire opportunità per proporre in futuro la diagnostica di primo livello e concorrere così all’abbattimento delle liste d’attesa» conclude Venesia.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.