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L'accusa

Attacco al procuratore generale: «Nuova serva della mafia del Tav»

Lucia Musti nel mirino di No Tav e Askatasuna. Forza Italia: «Rischio di ritorno all'epoca delle Br»

Attacco al procuratore generale: «Nuova serva della mafia del Tav»

Il procuratore generale di Torino, Lucia Musti, finisce nel mirino del cosiddetto Nuovo Partito Comunista italiano: la definiscono «prezzolata» e «serva della mafia del Tav», accusandola di essere «una specialista dell'antimafia di regime» a due settimane dalla sentenza contro 28 militanti tra No Tav e membri di Askatasuna. E fanno riesplodere la polemica politica, con Forza Italia che per prima coglie l'occasione per chiedere ancora una volta lo sgombero del centro sociale di corso Regina Margherita 47, su cui la Città di Torino ha avviato un Patto di collaborazione. Non solo, i segretari locali del partito puntano il dito contro Stefano Lo Russo e lanciano l'allarme per «il rischio di un ritorno alla stagione delle Br, che si sta concretizzando sotto gli occhi del sindaco».

Nel "comunicato numero 14 del Comitato di Partito “Antonio Gramsci”", firmato dal gruppo clandestino legato ai Carc (i Comitati di appoggio alla Resistenza per il Comunismo), viene presa di mira la magistratura torinese in generale, definita parte integrante e scudo difensivo della mafia del Tav. E cita il maxi processo per associazione a delinquere che dovrebbe concludersi il 31 marzo, dopo che i pubblici ministeri Manuela Pedrotta ed Emilio Gatti hanno chiesto un totale di 88 anni di carcere contro 28 militanti.

«Quale che sia l’esito di quest’ultimo disegno repressivo di politicanti, questurini, mafiosi e magistrati prezzolati è certo che non arresterà la decennale lotta No Tav ne lo sviluppo delle altre lotte sociali della città di Torino - si legge nel comunicato - Questo è stato l’auspicio di Lucia Musti, la nuova procuratrice generale che, da vera prezzolata e serva della mafia del TAV, nel suo discorso in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025, ha sollecitato la condanna dei militanti di Askatasuna e del Movimento No Tav. Alla Musti, ha fatto poi eco il membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura, Enrico Aimi, che dopo aver abbaiato al “rischio di un ritorno agli anni di piombo”, si è espresso favorevolmente in merito alla richiesta agli imputati di indennizzi per 6,8 milioni di euro».

Poi il comunicato continua nelle sue accuse a Musti, definendola una «specialista in anti-mafia di regime: di quelli
che lasciano correre i traffici e gli affari più importanti delle organizzazioni criminali mentre fanno carriera perseguitando i traffici di mafiosi a fine carriera o sopraffatti dai propri rivali». La definiscono «il vero volto della parte reazionaria della magistratura torinese, che tenta così di seminare sconforto, rassegnazione e diserzione dalla lotta». Ma i firmatati replicano dicendo di voler «resistere ad oltranza ma soprattutto metterli sotto accusa, dentro e fuori dai tribunali. Questo è il compito dei comunisti e dei più determinati tra i promotori e partecipanti delle lotte sociali a Torino e in Val Susa. No Tav fino alla vittoria: avanti verso un governo d’emergenza che dia forza di legge alle azioni di resistenza e di organizzazione della classe operaia e delle masse popolari: il Governo di Blocco Popolare! Fermiamo la Terza Guerra Mondiale in corso con la costruzione della rivoluzione socialista! Organizzarsi clandestinamente in Comitati di Partito in ogni azienda, scuola, università, zona di abitazione!».

Il procuratore Musti sceglie di non rispondere a questi attacchi. Invece interviene Forza Italia, che proprio sabato sabato aveva organizzato un blitz davanti ad Askatasuna, con in prima fila il ministro Paolo Zangrillo e il capogruppo in Senato Maurizio Gasparri: «Esprimo la mia solidarietà e il mio appoggio a Lucia Musti - dichiara ora il ministro della Pubblica Amministrazione, che è anche segretario del partito in Piemonte - Ancora una volta queste frange estremiste, che nulla hanno a che fare con la dialettica democratica, prendono di mira con ferocia chi si pone dalla parte della legalità e si fa interprete della voce dei cittadini, chiedendo con forza la condanna dei militanti del centro sociale Askatasuna, polveriera dell’eversione a Torino, e dei militanti del movimento No Tav, imputati nel maxi processo in via di conclusione nel capoluogo piemontese. Un’aggressione verbale inaccettabile perché ogni intimidazione agli Organi dello Stato è un attacco ai principi della giustizia e dello Stato di diritto. Dopo questo ennesimo episodio inqualificabile, chiedo con forza che il sindaco di Torino desista dallo scellerato proposito di dialogare con i violenti».

Aggiungono il senatore Roberto Rosso e Marco Fontana, rispettivamente segretario provinciale e cittadino di Forza Italia: «Questo episodio ci convince ancora di più che stiamo combattendo una battaglia giusta contro Askatasuna e che lo sgombero del centro sociale è doveroso. Il rischio di un ritorno alla stagione delle Br si sta concretizzando sotto gli occhi del sindaco Stefano Lo Russo: sarebbe sufficiente che osservi i legami sempre più stretti tra autonomi, anarchici, No Tav e collettivi studenteschi. Chiediamo una risposta ferma e rimarchiamo al procuratore Lucia Musti tutta la nostra solidarietà, sicuri che non si farà intimidire dalle frange estreme e meno estreme della sinistra torinese».

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