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LE REAZIONI
25 Marzo 2025 - 21:00
Commercianti e residenti arrabbiati «Il Cpr non lo vogliamo, è disumano»
Dopo due anni dov’è stato inutilizzato ha riaperto il Cpr. Il centro di corso Brunelleschi è di nuovo operativo, con una capienza ridotta rispetto al 2023. Una notizia che il territorio non ha preso bene: dall’annuncio ufficiale, mesi fa, in tanti si sono uniti in una rete che ha come scopo finale quello di far riflettere il Governo sulla scelta della riapertura delle strutture. «E nessuno ci ha interpellato» spiega Raffaella, residente in via Monginevro «non abbiamo potuto esprimere il nostro parere. Trovo vergognoso nel 2025 vi siano ancora luoghi come questo e chi si dichiara indifferente non so come faccia a dormirci la notte».
Anna ha un bar a poche centinaia di metri dal Cpr «e ciò che mi preoccupa è il dissenso che questo porta», racconta rifererendosi alle “colorite” manifestazioni di centri sociali e antagonisti «scritte ovunque, vetrine danneggiate, ogni tot giorni ne fanno una, figuriamoci adesso che è riaperto cosa possiamo aspettarci». Anche Lucrezia, con un ampio locale che fa angolo proprio con corso Brunelleschi, ci racconta della stessa preoccupazione «nessuno sa cosa succeda dentro le mura» aggiunge. Guido in zona Lesna ci è nato e cresciuto, quando lo interroghiamo lui offre una lucida riflessione: «Credo che sia giusto affermare che chiunque, compresi i detenuti, debbano godere del rispetto dei propri diritti come esseri umani. Ammetto però che il presidio, ormai fisso, delle forze dell’ordine davanti agli ingressi del centro ha portato a ridurre drasticamente gli episodi di microcriminalità e delinquenza nel quartiere».
Benedetta parla di umanità «non possiamo avere certezza che questa volta il Cpr sarà diverso dalla sua scorsa volta, forse le persone si dimenticano chec’è morto un ragazzo di appena 23 anni lì dentro: e prima di lui sono morti altri due giovani (nel 2008 e nel 2019, ndr)». Giulio racconta di «quella volta in cui mi è entrato in negozio un tizio che era appena stato rilasciato, pioveva, era buio, ricordo faceva molto freddo. Non sapeva nemmeno dove si trovasse, dove potesse andare, non parlava una parola di italiano. Non sapevo come aiutarlo, è stato straziante».
E ancora, Monia e Giorgio che dal loro balcone vedono l’interno del centro «e abbiamo assistito a diversi episodi di violenza dentro, materassi bruciati, gente che cercava invano di arrampicarsi lungo le recinzioni, anarchici che con le pietre cercavano di spaccare le telecamere che si trovano agli angoli della struttura. Gli immobili, inevitabilmente, si vanno a deprezzare e ci rimettiamo noi, alla fine» si sfoga la coppia «tra l’altro basta guardare il muro a fianco al portone: ogni volta che i centri sociali passano di qui, lasciano scritte e parolacce impresse, e noi come poveri scemi il giorno dopo puliamo».
Elsa è un’educatrice: «Il Cpr è peggio del carcere, questo non lo dice nessuno. La gente dentro non svolge attività, sta lì ferma ad aspettare che il tempo passi». Annarita scuote la testa: «E’ crudele, disumano, non aggiungo altro». Settimane fa i commercianti della Circoscrizione 3 avevano scritto alla presidente, Francesca Troise, per protestare contro la riapertura «e abbiamo intenzione di andare avanti, insieme agli organi predisposti: non è riaprire quel centro la soluzione ai problemi sull’integrazione» conclude Troise.
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