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Politica & Sanità

Fuga dei luminari dalla Città della Salute: tra inchieste, burocrazia e polemiche sull’Alpi

A Torino si accende il dibattito sul futuro della sanità pubblica dopo l’addio di diversi professori universitari. In gioco ci sono regole, compensi e trasparenza

Fuga dei luminari dalla Città della Salute: tra inchieste, burocrazia e polemiche sull’Alpi

Città della Salute

Alla Città della Salute di Torino si consuma in queste settimane una delle vicende più controverse della sanità piemontese: la cosiddetta “fuga dei luminari”, ovvero l’allontanamento di diversi medici universitari, spesso ai vertici delle specialità ospedaliere, dalle corsie delle Molinette. Il fenomeno ha riacceso le polemiche attorno alla gestione dell’Alpi (Attività Libero Professionale Intramuraria) e al rapporto tra sanità pubblica, libera professione e controllo dei costi.

Al centro della vicenda c’è il nuovo Commissario della Città della Salute, in carica dal 1° marzo, che ha avviato una revisione delle modalità con cui i medici esercitano l’attività in intramoenia, riportandola preferibilmente all’interno delle strutture pubbliche. L’obiettivo è aumentare la trasparenza su visite, flussi economici e liste d’attesa, in un contesto segnato da un’inchiesta giudiziaria ancora aperta.

Infatti, la Procura di Torino ha chiuso le indagini nei confronti di 16 dirigenti dell’AOU per presunti mancati introiti da prestazioni Alpi e per sospette irregolarità nell’uso delle carte aziendali e nell’erogazione delle visite durante l’orario di lavoro. Un contesto che ha alimentato tensioni interne e richieste di maggiore controllo da parte dell’istituzione regionale.

Tra i nodi più dibattuti, anche i compensi legati all’Alpi: nel 2023, i tre medici universitari con i guadagni più alti hanno superato i 500mila euro lordi, oltre allo stipendio da dipendenti pubblici. A fronte di tali cifre, solo una parte del personale sanitario ha scelto di lasciare l’ospedale: la fuga riguarda quasi esclusivamente i professori universitari, mentre la maggioranza dei dirigenti medici ospedalieri è rimasta in servizio.

Sul piano politico, la questione è diventata oggetto di scontro. L’ex assessore alla Sanità Icardi, ora presidente della IV Commissione del Consiglio Regionale, ha presentato una proposta di legge che prevede ulteriori aperture all’Alpi in extramoenia, anche in strutture private convenzionate. Una mossa letta da alcuni come una risposta diretta all’azione del Commissario e un modo per contenere l’effetto delle nuove regole. Il consigliere Pd Daniele Valle ha firmato la proposta, attribuendo la fuga dei luminari proprio alle restrizioni burocratiche introdotte di recente. Anche la direttrice della Scuola di Medicina dell’Università di Torino ha parlato di “burocrazia ipertrofica”.

Nel frattempo, le liste d’attesa si allungano e il sistema sanitario regionale resta sotto pressione. Mentre alcune figure apicali della sanità piemontese sono coinvolte nelle inchieste, crescono gli interrogativi: qual è il punto di equilibrio tra diritto alla libera professione e doveri verso il servizio pubblico? E come garantire che le risorse pubbliche siano gestite in modo efficace e trasparente?

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