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Il caso
11 Maggio 2025 - 11:30
Foto di archivio
Rubava per pochi euro, ma con un metodo e con una costanza singolari. Merendine, qualche moneta, a volte entrambi. Così un 31enne originario di Pinerolo, già noto alle forze dell’ordine, è diventato protagonista di decine di furti ai danni dei distributori automatici in diverse città italiane, da Torino a Milano, passando per Cuneo e Savona. Un cacciavite per manomettere i distributori, forzare la gettoniera, portare via il denaro e, se possibile, anche snack e bevande. I bottini erano minimi, dai 20 ai 200 euro, ma il numero dei colpi sono tanti: quasi 30 solo tra Torino e hinterland tra il 2021 e il 2024, altre decine in giro per il Nord Italia. Tra gli episodi documentati anche un furto il giorno di Natale del 2022.
Secondo l’accusa, in alcuni episodi si sarebbe introdotto nei locali sfondando i soffitti in cartongesso, pur di raggiungere i distributori automatici – oggetti per i quali sembrava nutrire una vera e propria ossessione. In un caso ha mandato in frantumi la vetrina di un negozio per rubare una giacca Gucci e un tablet. In un altro episodio, si sarebbe impossessato anche di una bicicletta, ampliando così il raggio delle sue razzie.
Molti dei distributori colpiti si trovavano in locali dotati di telecamere e antifurto, e proprio questi sistemi hanno permesso più volte di identificare il ladro. In diverse occasioni è stato fermato, denunciato e incarcerato, ma una volta tornato libero ricominciava da capo. Solo l’inizio dei processi e l’ennesimo arresto hanno segnato l’avvio del suo tentativo di uscita dalla dipendenza.
Negli ultimi giorni, il tribunale di Torino lo ha condannato a quattro anni e dieci mesi di carcere, oltre a una multa e al risarcimento per una delle aziende danneggiate che si è costituita parte civile. A difenderlo, l’avvocato Vittorio Rossi, sostituito in aula dall’avvocato Monica Galluzzo.
Dietro la lunga scia di colpi, un caso legato alla tossicodipendenza. L’uomo, come raccontato dalla sua difesa in udienza, è da anni dipendente dal crack. La difesa ha chiesto di tener conto della sua fragilità, considerando che l'imputato saprebbe di aver sbagliato e avrebbe già iniziato un percorso di recupero.
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