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IL FATTO

Santa Giulia, la polemica è servita "Trattati con due pesi e due misure"

Arriva in Comune la spinosa questione della festa in oratorio "E dietro l'angolo spacciavano"

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Non si arresta la polemica sulla festa interrotta in oratorio sabato sera, a Santa Giulia. Sono le 23.40 quando il prete della parrocchia, don Paolo Pietroluongo, accompagnato da una pattuglia di polizia locale, fa staccare la musica: si scusa, i permessi dati dal Comune permettevano lo svolgersi della manifestazione musicale fino alle 23.30. Una kermesse di giovani che si sfidavano sul palco esibendosi con le loro canzoni, un centinaio di persone nel pubblico. Tutta la domenica i social sono esplosi di commenti: davvero la polizia locale interrompe un concerto dell’oratorio mentre a pochi metri spacciatori e corrieri della droga gozzovigliano tra un gin tonic e uno scambio a mano, sotto i lampioni del quartiere, nemmeno preoccupati dal nascondersi?


I residenti di Santa Giulia hanno definito l’episodio «paradossale», la mail del giornale è stata bombardata di messaggi. A tornarci 48 ore dopo, una signora racconta: «L’ho letto online, ero al mare nel weekend, pensavo fosse uno scherzo finché la mia vicina non me l’ha confermato». E la politica si è scatenata. La capogruppo di Fdi per la Circoscrizione 7, Patrizia Alessi, ha pronto un question-time il cui succo del discorso è come sia possibile usare due pesi e due misure. Dallo stesso partito, la deputata alla Camera, Augusta Montaruli, pubblica su Instagram un post provocatorio rivolto al sindaco di Torino: «Lo Russo chiude gli oratori e non controlla i minimarket».

E ne hanno parlato anche a Palazzo Civico, durante il consiglio comunale: perché proprio ieri era in programma l’interrogazione a proposito della “festa” organizzata il 31 marzo nei giardini di Askatasuna, al termine del processo che ha visto assolvere 16 persone dall’accusa di associazione a delinquere «ma dentro il giardino di “Aska” c’erano centinaia di persone, tra cui 18 condannati per altri reati», tuonava la consigliera comunale del “carroccio”, Elena Maccanti. E chi conosce il quartiere il collegamento lo vede subito: perché a pochi passi dall’oratorio finito al centro della polemica torinese c’è proprio l’edificio occupato di Askatasuna (che giusto la sera prima aveva organizzato un dj set che è andato avanti tutta la notte). «I vigili da noi vengono solo per controllare registri e cassa e le relazioni sull’impatto acustico», spiega Max, uno dei soci del Rough, locale storico di via Santa Giulia.

Loro, ad esempio, si sono dovuti organizzare. Da mesi hanno la sicurezza privata, ovvero una persona fuori dal locale che controlla l’ordine venga mantenuto. «A fine serata spesso passano dei gruppetti di “maranza”, cerchiamo di tenere la situazione sotto controllo. Askatasuna è il centro delle problematiche legate allo spaccio. Abbiamo chiesto controlli, un presidio fisso di polizia locale in piazza Santa Giulia. Abbiamo anche incontrato l’assessore alla Sicurezza, ma dopo averci ascoltato nulla s’è fatto. Questo quartiere un tempo era il ritrovo dei radical chic, oggi il suo core business sono gli universitari. E i giovani devono poter uscire tranquilli. Anche perché le attività devono poter lavorare». conclude Max. Nel frattempo è ora di pranzo e il quartiere, così affollato la sera, vede davvero poche persone in giro, nonostante il sole e la giornata dalle temperature piacevoli.
Nemmeno il tempo di chiedersi dove siano tutti quando un uomo in via Balbo comincia a urlare qualcosa di incomprensibile: una mano in alto, come a disegnare ampi semicerchi, nell’altra una bottiglia di da cui tira giù un ultimo sorso e poi la appoggia lì, su una panchina. Mentre risponde al telefono.

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