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Cultura

Il papà dimenticato del Salone del Libro

Chi è Silvio Dolci, l'uomo che ha convolato a nozze Angelo Pezzana e Guido Accornero.

Il papà dimenticato del Salone del Libro

Silvio Dolci

In vista della 37esima edizione del Salone del Libro, uno sguardo alle sue origini e alla sua storia appare doveroso, soprattutto quando si tratta di svelare dettagli poco noti. Ripercorrendo la strada che ha condotto questo evento alla portata odierna, i personaggi che emergono quali luminari - e fondatori - sono Angelo Pezzana e Guido Accornero. Il primo scrittore e proprietario della biblioteca Luxemburg, il secondo socio Einaudi e azionista di maggioranza dello stesso (detentore del 35%). 

Quello che non molti sanno e di cui poco si parla, è la natura dell'incontro tra i due volti celebri del Salone. Avvenuto al Ristorante del Cambio grazie alla mediazione di Silvio Dolci, questo crocevia di personalità ha dato vita a un progetto fruttuoso, che ha visto la luce per la prima volta nel 1988 a Torino Esposizioni. L'autorevole pubblicitario torinese viene oggi ricordato come una figura di spicco del panorama culturale e commerciale del capoluogo, portando alta la bandiera di una società tutta all'italiana. Tuttavia, il suo tributo alla fondazione dell'evento resta per lo più taciuto.

La fama che il Salone del Libro è riuscita a conquistarsi negli anni, deve il suo merito alle menti di appassionati che hanno saputo creare uno spazio dove l'editoria potesse germogliare ed esprimersi su ampia scala. La prima inaugurazione dell'evento venne affidata nelle mani di un fresco premio Nobel, Josif Brodskij, che si spese nel definirlo "un'idea luminosa con un pizzico di follia". 

Effettivamente la "follia" (creativa) citata è stato lo strumento che ha permesso al progetto di decollare, duplicando il numero di espositori da 250 - il primo anno - a 500 dodici mesi dopo. Tra i sentimenti diffusi della prima edizione, l'entusiasmo mostrato da Umberto Eco si è fatto protagonista, affiancandosi a una cornice che ambiva al glamour e che denotava il preludio di un'esplosione pop.

In questo quadro non mancavano ricchi buffet e incontri stimolanti tra gli intellettuali e i borghesi torinesi, lasciando trasparire il ritorno di una mentalità signorile già appartenuta alla città, che - con la dinastia Sabauda - visse il suo massimo splendore.

Ad oggi questo evento raduna un pubblico eterogeneo, continuando a far parlare di sé. Tra chi auspica l'entrata di nuovi attori commerciali e chi desidera tenerli alla larga - si guardi al caso del Libraccio - le derive internazionali - e popolari - raggiunte, parlano di un successo a tutto tondo. Che poi questa notorietà sia generata dai soggetti un tempo bramati, è ancora da scrivere.

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