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Blackout
30 Giugno 2025 - 12:07
«Il caldo e i consumi elevati sono parte della causa ma non una giustificazione. Questo blackout è stato grave e non deve più succedere. Qui è l’azienda che si scusa e ci mette la faccia». Sono state queste le prime parole pronunciate dal presidente Iren Luca Dal Fabbro questa mattina, in una Sala Orologio di Palazzo Civico piena di gente, soprattutto cittadini, tutte ansiose di avere una risposta ai ripetuti blackout sparsi per la città nell’ultimo mese, che nel week-end del 14 e 15 giugno hanno fatto tribolare tutta Torino (nel giro di due giorni le persone impattate sono state quasi 400mila).
L’azienda ha risposto con trasparenza questa mattina, raccontando quanto è successo e perché. Ma soprattutto dando una panoramica sia delle prime misure intraprese che di quelle all’orizzonte, sul monito del sindaco Stefano Lo Russo (da qualche mese la Città è prima azionista della holding), che pochi giorni dopo aveva intimato loro un “cambio di passo”. «Quello che è accaduto deve essere occasione per rivedere il piano d’investimento, il sindaco su questo è stato chiaro. Lo faremo nelle prossime settimane. Vi esorto a valutarci e chiedere approfondimenti nella massima trasparenza», ha infatti spiegato l’ad Iren Gianluca Bufo.
La spiegazione
I “giunti” sarebbero stati la causa prevalente (nell’80% dei casi) dei guasti: 38, tra il sabato e la domenica “neri” di Torino. Un evento raro: «Indubbiamente siamo andati in difficoltà. Il triplo guasto di domenica sulla stessa sezione di rete, quella del centro, più altri due in prossimità, non si era mai verificato», continua Bufo. La combo: una rete con le sue criticità strutturali e un carico medio giornaliero più elevato rispetto al passato (negli ultimi 4 anni cresciuto del 40%). Nella fattispecie si è trattato di cedimenti degli elementi che permettono il collegamento degli spezzoni di cavo, dando continuità alla rete elettrica in caso di distanze superiori alla lunghezza delle bobine (tipicamente lunghe non più di 250 metri). In buona parte da rimodernare o comunque fattore di potenziale rischio in caso di elevate temperature. E di questi “giunti” in giro per il sottosuolo cittadino ce ne sono ben 60mila (tutta la rete è lunga 5.500 chilometri). Un “patrimonio” che sconta oggi il peso degli anni «e che va rivisto», dice Bufo.
La task force estiva
Il momento di massima emergenza aveva fatto attivare da subito il Gruppo (nel frattempo si era levato anche il Codacons, paventando la class action in favore dei commercianti). Già dal lunedì successivo, il 16 giugno, Iren aveva attivato una task force dedicata alle emergenze, «che diventerà strutturale anche nei prossimi anni», riferisce Iren. Oltre 130 tra operai, tecnici e profili gestionali che lavorano per intervenire tempestivamente su guasti e avarie, contenendo al minimo i disservizi. Rafforzato anche il presidio carro attrezzi e collocati tre generatori mobili di corrente (in piazza San Carlo, piazza Solferino, piazza Carlo Emanuele II) per permettere l’alimentazione d’emergenza.
Gli investimenti
Da piano, in coerenza con la strategia del Gruppo che vede la transizione energetica tra i pilastri delle linee guida (tra 2024 e 2030 complessivamente impiegati 630 milioni), gli investimenti sulle reti elettriche, ed in particolare su Torino, sono cresciuti in maniera costante, arrivando a circa 70 milioni nel 2025 (e 800 interventi previsti). Impegni triplicati rispetto agli scorsi anni. Ma non potrebbe non bastare. Il piano industriale al 2035 ne delinea un potenziale ulteriore incremento. Ireti e il Gruppo Iren sono attualmente al lavoro per definire il nuovo Piano Industriale, che avrà un orizzonte al 2035. "In queste settimane sono in fase di definizione gli obiettivi di Piano e l’ammontare degli investimenti", concludono i vertici dell Holding.
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