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Energia & Automotive

Stellantis, "Ecco perché potremmo chiudere le fabbriche"

Il capo di Europe Enlarged, Jean Philippe Imparato, agli Stati Generali dell'Energia di Forza Italia

Stellantis, "nuove misure per l'industria o chiudiamo le fabbriche"

Stellantis chiude fabbriche entro fine anno? Una minaccia che lascia aleggiare Jean Philippe Imparato, il capo di Europe Enlarged di Stellantis. Il motivo? Il prezzo dell'energia e i diktat dell'Unione Europea. "Siamo a pochi mesi da un dramma industriale che pochi vedono". 

Imparato ha parlato agli Stati generali sull'energia di Forza Italia, che si sta tenendo in queste ore a Montecitorio. "Dobbiamo ancora costruire il 20% di auto elettriche in UE - sono le parole di Imparato riportate dall'agenzia GEA -, separando vetture e veicoli commerciali. Oggi, con il 10% delle vendite del settore commerciale faccio un terzo della quota europea richiesta. Ogni punto percentuale non raggiunto costa - prosegue Imparato riferendosi alle quote imposte per via dei limiti di emissioni di CO2 - C'è il rischio di dover pagare 2 miliardi e mezzo di multe fra due o tre anni".

La questione sollevata da Imparato è quella dell'energia, non solo per le auto elettriche (quindi per i loro consumi) ma proprio per la realizzazione dei veicoli: "Il MWh in Francia lo pago 65 euro, in Spagna 80, in Italia oltre 180 euro. Perché non facciamo squadra in Europa per abbassare il costo dell'energia? Cosa vogliamo fare - sempre Imparato - per evitare di uccidere l'industria? Se non cambia qualcosa significativamente a livello di rischio e impostazione mentale dovremmo prendere decisioni importanti, come la chiusura delle fabbriche”.

Per Imparato, il rinnovo del parco circolante deve passare da "qualsiasi alimentazione green", dunque anche l'ibrido e i motori endotermici adattati ai biocombustibili. Ma bisogna ragionare anche dei costi, di queste auto: "Nel 2019 in Europa - ha detto Imparato riprendendo le parole di John Elkann di qualche settimana fa, al congresso di Automotivenews Europe, a Torino - c'erano 49 auto sul mercato europeo che costavano meno di 15.000 euro, oggi ne rimane una".

La chiusura fabbriche come iperbole o come "ricatto"? Soprattutto perché il tutto appare in controtendenza con i piani recenti e quello annunciato di Antonio Filosa, il nuovo ceo. Chi le prende sul serio è la Fiom Cgil, con il segretario nazionale Samuele Lodi: "Le dichiarazioni di Jean Philippe Imparato confermano quello che la Fiom-Cgil sostiene da tempo: la situazione è grave. La chiusura di stabilimenti è impensabile oltre che inaccettabile". "La situazione di Stellantis in Italia è grave - insiste Lodi -, a causa delle scelte della multinazionale che da anni non investe nel nostro Paese e della mancanza di un piano industriale per l’automotive da parte del Governo. La Fiom-Cgil ha chiesto con forza di contrastare il piano inclinato della produzione che continua a calare, come calano le quote di mercato in Italia e in Europa, mentre aumentano gli ammortizzatori sociali. Anche la situazione delle aziende della componentistica è ad un livello di emergenza. La situazione necessita di un intervento della Presidenza del Consiglio con la convocazione delle organizzazioni sindacali e del nuovo amministratore delegato di Stellantis per trovare le soluzioni alla crisi. Non possono essere le lavoratrici e i lavoratori a pagare il conto, servono risorse da parte dell’azienda e del Governo per un piano di garanzia per l’Italia". 

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