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Il progetto

Costruire a Torino sarà più facile, grazie al piano regolatore

Entro il piano sarà prevista una "formula", per equilibrare le richieste di variazione di destinazione d'uso dei negozi in case

Piano regolatore, quasi un miliardo di euro per la Torino del futuro

Potrebbe essere un po’ più facile costruire a Torino nel “futuro”. Quando, cioè, il nuovo piano regolatore sarà operativo. E anche se «per il precedente iter ci vollero circa 10 anni», ricorda lo storico della politica torinese Silvio Viale, oggi consigliere comunale nel gruppo dei Radicali, la Giunta Lo Russo è un po’ più speranzosa. E si immagina al fotofinish con la fine di questa consiliatura (cioè nella primavera del prossimo anno).
Ieri pomeriggio il “briefing tecnico” in commissione consiliare, così lo ha definito l’assessore all’Urbanistica Paolo Mazzoleni, che ha il compito di coordinare progettazione e messa a punto della mastodontica opera.

Non più Zut
Al posto delle vecchie zone urbanistiche di trasformazione, le cosiddette Zut, più vincolanti, ci saranno le Aree di Trasformazione.
«Noi diciamo cosa deve andarci e per quanto può estendersi, senza stare a specificare il “come”, come accadeva con le Zut», spiega Mazzoleni. Entro queste aree di trasformazione vengono individuate gli spazi che possono essere ceduti al privato e quelli da realizzare come dotazioni pubbliche.
Un esempio tangibile di area di trasformazione sarà il lotto ad ovest della città, tra gli impianti sportivi del Parco Ruffini” e del Parco Pietro Mennea e la linea ferroviaria dei collegamenti verso la Francia. «Qui l’accessibilità è garantita dal Corso Rosselli, importante asse di penetrazione verso il centro città e dal 2026 anche dalla nuova fermata ferroviaria, per la quale è prevista la realizzazione di un parcheggio di
interscambio», aggiunge l’assessore. Si tratterà di una “ricomposizione urbana”, per favorire il commercio di prossimità, gli spazi comunitari e i servizi al piano terra. «Gli strumenti che useremo si chiameranno Figure di ricomposizione urbana, o Fru», aggiunge ancora Mazzoleni.

La destinazione d’uso
Non è un caso che si parli di “servizi al piano terra” e “commercio di prossimità”, perché tra i temi più cari alla città, in piena crisi abitativa, c’è proprio quello del cambio destinazione d’uso.
Cioè la pratica amministrativa che permette di cambiare la finalità d’uso di un’unità immobiliare entro i termini previsti dallo strumento urbanistico di riferimento: che nel futuro - si spera più prossimo possibile - sarà proprio il nuovo piano regolatore. E una sua “semplificazione”, attualmente prevista, che agevola il cambio da negozio ad abitazione.


Tra un commercio di prossimità che si ritrae sempre di più, vuoi per la poca sicurezza, vuoi per incassi che valgono sempre meno la pena di alzare la saracinesca. E un’offerta di abitazioni che scarseggia sempre più, in tanti contano proprio su questo. Ma sul punto non c’è ancora «approccio tecnico», fa sapere la Giunta. Sono arrivate tante richieste di variazione. Il nuovo piano troverà la formula giusta. In grado di equilibrare le due esigenze», aggiungono.

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