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Curiosità

Caffè espresso, mito italiano: ma lo sapevi che è nato a Torino?

Una storia tutta sabauda che profuma di caffè, innovazione e velocità: l’espresso nasce per servire meglio i clienti… e conquista il mondo

Caffè espresso, mito italiano: ma lo sapevi che è nato a Torino?

Non è Napoli, non è Milano. Il cuore dell’espresso batte a Torino. Sì, avete letto bene: il caffè più iconico d’Italia – quello ristretto, intenso, profumato – è nato proprio all’ombra della Mole, per mano di un imprenditore dal nome che in pochi conoscono, ma che ha cambiato per sempre il nostro modo di iniziare la giornata: Angelo Moriondo.

Un’invenzione torinese, un’abitudine globale

Nel 1884, Moriondo – erede di una famiglia di industriali attiva nel settore del cioccolato e dei liquori (sua la “Moriondo & Gariglio”, fornitrice ufficiale della Real Casa Savoia) – si mise in testa un’idea semplice quanto rivoluzionaria: servire caffè in modo veloce. E lo fece con la mente da imprenditore e le mani del meccanico Martina. Il risultato? La prima macchina per caffè espresso della storia, presentata all’Expo Generale di Torino dello stesso anno.

Non un semplice marchingegno: una macchina capace di produrre 10 tazze ogni 2 minuti, fino a 300 all’ora. Un piccolo prodigio tecnico che metteva sotto pressione l’acqua per accelerare l’infusione e ottenere un caffè più concentrato, aromatico, “espresso”, appunto. Il brevetto fu depositato il 16 maggio 1884, e valse a Moriondo una medaglia di bronzo. Ma la sua creatura non venne mai commercializzata su larga scala: fu usata solo nei suoi locali, tra cui il Grand-Hotel Ligure e l’American Bar di via Roma. Un’intuizione geniale, ma rimasta confinata tra le mura sabaude.

Dalla Mole a tutto il mondo

A portare il caffè espresso fuori dai confini torinesi fu, qualche decennio dopo, il milanese Desiderio Pavoni. Acquistò i brevetti di Moriondo, industrializzò il processo e fondò la celebre Ditta Pavoni. Da lì, la macchina del caffè diventò sinonimo di italianità, velocità, convivialità.

Oggi, nelle caffetterie di Tokyo come nei bar di New York, la base è sempre la stessa: quel sistema messo a punto a Torino, tra serpentine e caldaie, in un’epoca in cui la pausa caffè ancora non esisteva. Ogni tazzina racconta un pezzo di storia torinese, e ci ricorda che non serve sempre gridare per rivoluzionare qualcosa: a volte basta un’idea, un po’ di pressione… e un buon espresso.

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