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Sicurezza
23 Luglio 2025 - 06:37
Sono passati quasi cinque mesi dalla stretta ai minimarket che, attraverso una circolare cittadina, anticipava il divieto di vendita dalle 21 (anziché le 23, come prevedeva il precedente regolamento). La speranza era quella di ridurre i problemi di ordine pubblico, poiché spesso la presenza di questi punti vendita determina assembramenti serali e notturni in strada, acuendo il degrado, soprattutto in alcuni punti, già tendenzialmente critici, della città.
È quello che avviene in Barriera di Milano. Lo confermano anche i dati: 53 violazioni accertate nel corso dei controlli della polizia municipale avvenuti da aprile all’8 luglio. Circa una multa ogni due giorni. «Molti cittadini, comitati e associazioni di quartiere hanno espresso preoccupazione per il peggioramento della qualità della vita, legato a episodi di disturbo della quiete pubblica, vendita abusiva di alcolici, affollamenti notturni e sospetti di attività non lecite legate ad alcune di queste attività commerciali», ha denunciato nell’ultimo Consiglio comunale il vicecapogruppo e vicepresidente vicario di Forza Italia Domenico Garcea, titolare di un’interpellanza nei confronti dell’assessore al Commercio di Palazzo Civico Paolo Chiavarino.
I piccoli market, nel quartiere Barriera, sono concentrati soprattutto nell’area compresa tra corso Palermo, corso Giulio Cesare e via Montanaro. «La polizia municipale, dopo l'entrata in vigore dello stop alla vendita di lattine di birra ed alcol in vetro dopo le 21, ha effettuato numerosi controlli», replica l’assessore. Da aprile sono stati ben 26 i controlli: «12 effettuati solo dalla municipale, mentre 14 con altre forze dell’ordine», precisa Chiavarino.
Al netto delle sanzioni, però, resta il problema di come “individuarli” con esattezza. Ad oggi, in Circoscrizione 6 (quella che include Barriera), sono presenti settanta minimarket, mentre complessivamente, sul territorio cittadino, se ne contano circa 700. Ma non si tratta di dati certi.
Sulla base dell’attuale regolamentazione, infatti, il numero dei cosiddetti “bangla” viene rilevato attraverso quella che è, nella sostanza, un’autocertificazione. «Il dato si riferisce a chi nell’apertura della pratica di negozio di vicinato ha dichiarato come descrizione merceologica quella di “minimercato”», aggiunge Chiavarino. Che non è obbligatorio, ma un flag facoltativo. Quanti siano veramente, così, è ancora complesso.
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