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Il fatto

Allarme wildlife strike, a Torino nasce il primo laboratorio per identificarli

Nel 2024 in Italia ne sono stati registrati 2.618 casi, in aumento dell’8,36% rispetto all’anno precedente

Allarme wildlife strike, a Torino nasce il primo laboratorio per identificarli

Volano bassi, attraversano piste e si infilano nei motori. Quando un animale incrocia la rotta di un aereo, l’impatto può diventare un’emergenza. Si chiamano wildlife strike e nel 2024 in Italia ne sono stati registrati 2.618 casi, in aumento dell’8,36% rispetto all’anno precedente. Ma c’è un dato che allarma ancora di più: in oltre il 56% dei casi non si conosce nemmeno la specie coinvolta. E senza sapere chi è il nemico, prevenirlo diventa impossibile.

Per cambiare rotta, entra in campo la scienza. A Torino nasce il primo laboratorio italiano per l’identificazione scientifica dei resti animali dopo impatti con aerei. Il progetto, firmato da Enac e Università di Torino, punta a rivoluzionare la gestione di questi scontri, spesso invisibili ma ad alto rischio.

Non tutti gli impatti sono uguali. I bird strike, collisioni tra aerei e uccelli, sono frequenti in fase di decollo e atterraggio. Ma il termine corretto è wildlife strike, che comprende anche scontri con volpi, lepri, pipistrelli e persino tassi, capaci di attraversare le piste all’improvviso. Le conseguenze? Motori danneggiati, atterraggi d’emergenza, perdite strutturali. Ma il vero ostacolo è la mancanza di dati precisi sulla specie coinvolta. “Serve un salto qualitativo nella capacità di prevenzione e mitigazione del rischio”, avverte Claudio Eminente, direttore Enac e presidente del Bird Strike Committee Italy.

Per colmare questo vuoto nasce a Torino un centro unico in Italia: in 30 mesi di convenzione con il Dipartimento di Scienze della Terra, verranno analizzati tutti i resti animali raccolti negli aeroporti italiani. Entro 30 giorni ogni campione passerà sotto la lente di analisi morfologiche, microscopiche e genetiche, grazie alla tecnica del DNA barcoding. A guidare il progetto è il paleontologo Marco Pavia, con una banca dati di oltre 550 specie europee. L’obiettivo? Identificare oltre il 90% dei campioni, trasformando piume e frammenti in dati scientifici affidabili.

Tutti i risultati confluiranno in un database centralizzato, costruito secondo standard internazionali. Un archivio prezioso per Enac e i gestori aeroportuali, che potranno finalmente sviluppare strategie mirate in base alle specie realmente presenti in ogni scalo. Un cambio di paradigma: dalla reazione alla prevenzione attiva. “Il progetto allinea l’Italia agli standard internazionali e potenzia anche la ricerca scientifica globale”, spiegano i promotori.

La convenzione è già operativa e rappresenta un investimento strategico nella sicurezza del volo. Proteggere aerei e passeggeri significa affrontare il cielo per ciò che è: un ecosistema vivo e complesso. E solo conoscendolo davvero, si può volare sicuri. Per tutti.

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