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01 Agosto 2025 - 20:45
Immagine di repertorio
La Regione Piemonte ha presentato nei giorni scorsi il progetto “Piemove”, una nuova misura che garantirà il trasporto pubblico gratuito agli studenti universitari under 26 con ISEE inferiore a 85.000 euro. L’iniziativa, unica nel panorama italiano, è stata lanciata nel corso di un pacchetto di misure pre-pausa estiva, insieme a interventi su sanità, RSA e qualità dell’aria. Il piano di trasporto gratuito avrà durata triennale e coinvolge più soggetti: il Ministero dell’Ambiente stanzierà 22,8 milioni di euro, la Regione Piemonte 2,7 milioni, mentre le fondazioni CRT e Compagnia di San Paolo contribuiranno per un totale di 9 milioni. Le tre università piemontesi – Università di Torino, Politecnico e Università del Piemonte Orientale – parteciperanno con una quota integrativa.
Nonostante l’intento di sostenere la mobilità studentesca, la misura ha generato critiche per le categorie escluse. In particolare, l’Ufficio Pastorale Migranti dell’Arcidiocesi di Torino, il Tavolo di Coordinamento dei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) di Torino e Città Metropolitana, e l’associazione Eco dalle Città hanno sollevato osservazioni in merito all’esclusione di giovani stranieri non universitari, tra cui richiedenti asilo e studenti di corsi di alfabetizzazione e istruzione di base.
Secondo questi enti, molte persone inserite nei percorsi di apprendimento dell’italiano o in tirocini formativi sono costrette a spostarsi frequentemente tra comuni e zone tariffarie differenti, con costi che risultano difficilmente sostenibili. Attualmente, l’unica agevolazione esistente – l’abbonamento per disoccupati – è riservata ai residenti nel comune di Torino, escludendo di fatto chi vive nei territori della Città Metropolitana.
In una nota congiunta, le tre realtà hanno evidenziato come un abbonamento scolastico agevolato, esteso a tutte le tipologie di studenti in base al reddito e indipendentemente dalla cittadinanza o dallo status giuridico, risponderebbe meglio alle esigenze reali del territorio. Viene inoltre sottolineato come tale misura contribuirebbe alla sostenibilità del sistema, evitando il ricorso a sanzioni poco esigibili e favorendo una mobilità regolare.
Le associazioni auspicano una revisione del provvedimento, con l’introduzione di strumenti mirati anche per i giovani stranieri inseriti in percorsi scolastici non universitari, al fine di garantire un accesso equo al diritto alla mobilità.
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