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Senzatetto sotto il portico della chiesa, quartiere in rivolta. Il parroco: «Aiutateli, non cacciateli»

Un altro "accampamento" di senzatetto segnalato a Torino. I residenti denunciano il degrado ma il parroco si appella: «Venite a parlare con loro»

Senzatetto sotto il portico della chiesa, quartiere in rivolta. Il parroco: «Aiutateli, non cacciateli»

Senzatetto sotto il portico della chiesa, quartiere in rivolta. Il parroco: «Aiutateli, non cacciateli»

Non si fermano le segnalazioni di accampamenti di senzatetto sparsi per la città. Se una volta il problema riguardava quasi esclusivamente il centro e i suoi portici, da qualche tempo sembra essersi allargato al resto di Torino, sintomo che il numero di chi vive in strada - per scelta o necessità - pare essere in netto aumento. L'ultima - in ordine di tempo - richiesta di aiuto arriva dal Lingotto e per la precisione dai residenti di via Nizza anche se in realtà, secondo quanto raccontano, la presenza dei senzatetto non è una novità. «Da diverso tempo - è il racconto - il porticato della chiesa parrocchiale dell'Assunzione di Maria Vergine, in via Nizza 355, è diventato una sorta di accampamento. Diversi clochard dormono sotto al porticato della chiesa e adoperano le vecchie cabine telefoniche come bagno. Anche il parcheggio è un porcile pieno di escrementi. Vanno a fare i bisogni anche in via Rocca de Baldi, davanti al ristorante chiuso da anni». Anche l'altra mattina, in effetti, erano in 4 gli uomini che dormivano sotto il porticato, rannicchiati nelle coperte e su giacigli di fortuna. Un problema doppio: da un lato, c'è la comprensibile esigenza di decoro reclamata da chi vive in zona. Dall'altro, quella di aiutare persone che sono in evidente difficoltà. Tra questi due estremi si muove in cerca di un difficile equilibrio don Giuseppe Coha, 68 anni, parroco della chiesa da 12 anni che da tempo cerca un difficile dialogo con chi a volte non vuole neanche essere aiutato: «E' da più di un anno che si sono sistemati sotto il portico - spiega - Sono 5-6 uomini, tutti nordafricani e purtroppo quasi tutti con il problema dell'alcol. Noi cerchiamo di dare delle regole e di aiutare: possono stare lì solo di notte, alla domenica diamo loro il pranzo, abbiamo messo a disposizione dei bauli dove possono sistemare le loro cose prima di andarsene e possono usare il bagno della chiesa che, è vero, purtroppo non utilizzano sempre». La parrocchia non è sola in questa difficile situazione: «Il Comune è intervenuto più volte ma prima di tutto servirebbe un percorso di disintossicazione. Il problema è convincerli a farsi aiutare, visto che rifiutano anche di andare nei dormitori. Noi cerchiamo di avere un dialogo con loro, instaurare una relazione per conoscere le loro storie e provare ad aprire una breccia nel muro. Ma non è facile». Il parroco non è sordo alle lamentele di chi abita in zona: «A volte mi chiedono di mettere dei cancelli ma in quel modo sposterei solo il problema, non lo risolverei. Mi appello a chi vive nel quartiere: non guardate solo il disagio, guardate le persone. Provate ad avvicinarvi a loro, parlate con loro, aiutateli, portate loro da mangiare. Cercate di fare rete per aiutarli, non per cacciarli».

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