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Sindone di Torino, un nuovo libro ricostruisce l’interesse di Hitler per il Sacro Lino

La Sindone torna al centro dell’attenzione non per questioni legate a datazioni scientifiche, ma per un episodio storico meno noto

Sindone di Torino, un nuovo libro ricostruisce l’interesse di Hitler per il Sacro Lino

A ricostruire questo capitolo è il volume Salvate la Sindone. Una missione tra fede, guerra e spie (Rubbettino, 132 pagine, 18 euro), scritto dal giornalista Salvatore Giannella e da Gaetano Gramaglia

La Sindone di Torino torna al centro dell’attenzione non per questioni legate a datazioni scientifiche o dibattiti religiosi, ma per un episodio storico meno noto: l’interesse che Adolf Hitler avrebbe nutrito nei confronti del Sacro Lino. A ricostruire questo capitolo è il volume Salvate la Sindone. Una missione tra fede, guerra e spie (Rubbettino, 132 pagine, 18 euro), scritto dal giornalista Salvatore Giannella e da Gaetano Gramaglia, investigatore e peacekeeper in aree di crisi.

Il libro si concentra in particolare sul 1938, anno della visita ufficiale di Hitler in Italia. In quell’occasione, secondo testimonianze e ricostruzioni storiche, il Führer avrebbe mostrato un’attenzione particolare verso la Sindone, considerata non soltanto come reliquia cristiana, ma anche come possibile oggetto di potere simbolico o esoterico. Questo interesse generò preoccupazioni in Italia, fino a far ipotizzare un’azione diretta dei nazisti per impossessarsene.

Il volume racconta quindi il trasferimento della reliquia, avvenuto dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Nel settembre 1939, all’indomani dell’invasione tedesca della Polonia, Vittorio Emanuele III dispose che la Sindone fosse spostata dal Duomo di Torino prima al Quirinale e poi in Vaticano. Successivamente, su decisione condivisa con la Santa Sede e grazie anche all’intervento del cardinale Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI, venne scelto come luogo di custodia l’Abbazia di Montevergine, a Mercogliano, in provincia di Avellino.

Il trasferimento fu effettuato in gran segreto, senza scorte ufficiali, e la reliquia rimase protetta dai monaci benedettini fino alla fine della guerra. Il libro approfondisce le modalità di questa operazione, i motivi che portarono alla scelta di Montevergine anziché del Vaticano e il ruolo svolto dalle autorità religiose e civili. Oltre alla Sindone, i monaci si occuparono di mettere in salvo anche altri beni culturali e opere d’arte.

L’opera di Giannella e Gramaglia si propone di fornire risposte documentate su queste vicende, restituendo un quadro storico che intreccia diplomazia, guerra e tutela del patrimonio religioso e culturale.

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