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Il caso
01 Settembre 2025 - 13:42
L’industria automobilistica italiana si prepara a vivere un 2025 difficile: la produzione è destinata a toccare i minimi storici e sono in gioco circa 120mila posti di lavoro tra stabilimenti Stellantis e indotto. In questo scenario, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha annunciato un incontro con il nuovo ceo del gruppo, Antonio Filosa, e con l’Anfia, l’associazione dei produttori, per fare il punto sull’attuazione del Piano Italia e per costruire una strategia comune in Europa. “Siamo al momento decisivo – ha dichiarato in un’intervista a Il Giornale –. Serve il concorso di tutti per difendere le nostre ragioni e garantire un futuro alla filiera”.
Per il ministro, le difficoltà non nascono in Italia ma a Bruxelles. La crisi dell’automotive, sottolinea, è “il frutto velenoso del Green Deal”, che avrebbe imposto vincoli irrealistici al settore, colpendo in particolare la componentistica legata all’elettrico. L’esempio più eclatante è quello della Svezia, dove Northvolt, un tempo indicata come la grande speranza europea per le batterie, è diventata “il più grande fallimento industriale moderno”. Anche la Germania paga un prezzo alto, con oltre 50mila posti di lavoro già persi e con Volkswagen costretta a rivedere i piani per le sue Gigafactory.
In Italia, invece, la situazione appare più stabile. “Grazie all’intesa raggiunta con Stellantis – spiega Urso – non ci sono stati licenziamenti, ma una gestione responsabile e condivisa con i sindacati”. Il Piano Italia, presentato lo scorso dicembre al Tavolo Stellantis, prevede investimenti per due miliardi nel 2025 e contratti per sei miliardi destinati alla componentistica nazionale. Ogni stabilimento ha ricevuto un mandato preciso: a Pomigliano nascerà la nuova piattaforma Stla-Small, a Mirafiori verrà prodotta la 500 ibrida, Melfi ospiterà sette nuovi lanci, Modena continuerà a essere il polo dell’alto di gamma, Cassino produrrà tre modelli Alfa Romeo e Atessa potrà rilanciarsi con la nuova versione del Large Van. “Monitoriamo costantemente – aggiunge il ministro – che questi impegni vengano rispettati nei tempi stabiliti”.
La prossima tappa cruciale sarà il 12 settembre, con il Dialogo strategico convocato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, con le associazioni del settore. Urso ricorda che l’Italia ha già guidato, insieme ad altri 14 Paesi, la richiesta di una revisione immediata delle regole e della rimozione delle super multe legate alle emissioni. “Era una mannaia che avrebbe distrutto l’industria europea a vantaggio di cinesi e Tesla. Ora bisogna cancellare le follie del Green Deal”, ribadisce il ministro, che ha già trovato un’intesa con la Germania sulle flotte aziendali, utile anche a sostenere lo stabilimento di Atessa.
Il cambio di governance in Stellantis, con Elkann e Filosa, ha secondo Urso rafforzato la linea italiana. La scelta di difendere la neutralità tecnologica e di mantenere sul mercato modelli ibridi anche dopo il 2035 rappresenta, a suo avviso, “una svolta di buon senso”, condivisa con altri governi europei, a partire da quello tedesco e francese. “A differenza di quanto accade altrove – conclude – in Italia resteranno in attività tutti gli stabilimenti. Ma la condizione perché arrivino nuovi investimenti è che l’Europa torni a regole chiare e realistiche”.
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