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La crisi dell'ex Fiat

Stellantis, cassa per 2.300 a Mirafiori (e non solo). I sindacati: "Portiamo a Torino la Fiat Tipo"

Altri cinque mesi di contratto di solidarietà. La produzione della Fiat 500 solo dall'8 settembre

Stellantis, cassa per 2.300 a Mirafiori (e non solo). I sindacati: "Portiamo a Torino la Fiat Tipo"

Torneranno al lavoro soltanto l'8 settembre i lavoratori di Mirafiori: questa è infatti la data stabilita per la ripresa della produzione della Fiat 500e. Un ritorno al lavoro accompagnato dal nuovo contratto di solidarietà per 5 mesi, che potrebbe alleggerire le buste paga fino a 400 euro al mese. E i sindacati chiedono a gran voce "un secondo modello per Mirafiori", ossia la nuova Fiat Tipo

L'annuncio del contratto di solidarietà fino al 31 gennaio 2026 è arrivato questa mattina, in un incontro di Stellantis con le organizzazioni sindacali. Coinvolgerà oltre 2.300 dipendenti di tutti gli stabilimenti piemontesi del Gruppo, così suddivisi:

  • Carrozzeria linea 500 Bev in cui saranno interessati 903 lavoratori
  • Carrozzeria linea Maserati in cui saranno interessati 674 lavoratori
  • Stellantis Europe di San Benigno (ex-PCMA) in cui saranno coinvolti 300 lavoratori
  • Presse in cui saranno interessati 294 lavoratori
  • Costruzione Stampi in cui saranno interessati 85 lavoratori
  • Mould Shop (ex TEA) in cui saranno interessati 41 lavoratori

L'applicazione del contratto di solidarietà, ossia la riduzione delle ore lavorate, potrà arrivare fino al 90%.  Significa che per alcuni lavoratori potrà essere minima, per altri al 90%: saranno i ritmi e le necessità di produzione a determinarlo. In ogni caso, non sotto l'80% di media.

Da lunedì 8 si produrrà la Fiat 500e, ossia elettrica, i cui volumi sono però legati al mercato, decisamente asfittico. Per la Ibrida, invece, si continuerà con i modelli pre-serie in attesa dell'inizio della produzione vera e propria - nelle prime due settimane di novembre -, per raggiungere l'apice a febbraio. Il piano di Stellantis, a regime, sarebbe di 100.000 unità l'anno, ma al momento i numeri sono legati al mercato: quanti ordini riceverà la Ibrida? Il prezzo sarà concorrenziale per un'auto che, rispetto alla concorrenza, ha comunque qualche "svantaggio" (unica motorizzazione, la stessa della Pandina, cambio manuale anziché automatico)?

I dati delle immatricolazioni, resi noti dall'Acea, dicono che a luglio 2025 quelle di auto ibride plug in in Italia sono state 8.798, in aumento dell'83,2% rispetto allo stesso mese del 2024. In aumento anche le le ibride elettriche (ossia le mild hybrid come nei fatti è la nuova 500): 52.496 quelle immatricolate a luglio, in aumento del 5,3% rispetto a luglio 2024. Calano, invece, le auto a benzina: -22,4% rispetto a luglio 2024. 

Spiega Gianni Mannori, responsabile Fiom Cgil di Mirafiori: «La 500 elettrica produce col contagocce, la 500 ibrida partirà lentamente in produzione non prima di due mesi e nel frattempo i lavoratori, già pesantemente colpiti nel salario, passeranno un altro lungo periodo in cassa integrazione con cui finiranno il 2025 e cominceranno il 2026. Se non verrà assegnato velocemente un altro modello a Mirafiori, questa sarà una situazione che continuerà a ripetersi anche nei prossimi anni». «E’ indispensabile che si traducano le parole spese sulla centralità di Torino da parte del presidente John Elkann e dal ceo Antonio Filosa in fatti concreti, cioè investimenti e almeno un nuovo modello, non ci basta festeggiare la Grande Panda prodotta in Serbia o le sue varianti prodotte in Brasile e Marocco, altrimenti Torino resterà centrale ma solo per il suo impoverimento».

Il modello cui si pensa per Mirafiori è la nuova Fiat Tipo, o per meglio dire una evoluzione della Grande Panda da produrre però sulla piattaforma della vecchia Fiat Tipo prodotta in Turchia. O, in alternativa, su quella della Fiat Argo che nasce (e spopola) in Brasile. Un modello da inserire in un segmento, attualmente popolato solo da piccoli Suv, per volumi globali che potrebbero arrivare a 300.000 unità.

«L'agonia di Mirafiori continua senza soluzione di continuità da ormai 18 lunghissimi anni - dice Edi Lazzi, segretario generale della Fiom Cgil Torino - e con lei si stanno spegnendo le fabbriche dell'indotto auto, con conseguenze drammatiche per le lavoratrici e i lavoratori. Serve un piano speciale per il rilancio del settore automotive e dell'industria manifatturiera del nostro territorio che potrà essere messo in atto solo con un'unità di intenti dell'intera classe dirigente di Torino e Piemonte, a partire ovviamente, dal presidente Cirio e dal sindaco Lo Russo che dovrebbero, francamente, fare decisamente di più nell'individuare soluzioni idonee per uscire da questa impasse».

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