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07 Settembre 2025 - 15:00
Cabina telefonica
Le cabine telefoniche di Torino, un tempo punto di riferimento per comunicare a distanza, sono oggi per lo più ridotte a elementi di arredo urbano in disuso. Vetri rotti, scritte vandaliche, rifiuti abbandonati e vegetazione incolta caratterizzano molte strutture ancora presenti nelle vie cittadine. L’evoluzione tecnologica, con la diffusione capillare di telefoni cellulari e connessioni internet, ne ha reso superfluo l’utilizzo: secondo i dati, dal 2001 l’uso si è ridotto del 90%, sia in termini di chiamate che di minuti di conversazione.
Una delibera dell’Agcom ha stabilito da tempo la progressiva eliminazione di questi impianti, ma non tutte le cabine sono state rimosse. Alcune riportano ancora cartelli con date di dismissione risalenti al 2023 o al 2024, mai seguite da interventi concreti. Nel frattempo, i manufatti rimasti contribuiscono spesso al degrado urbano. In via Ponchielli una cabina è stata trasformata in discarica, sommersa da rifiuti di vario tipo. In corso Regina Margherita e strada San Mauro il problema principale è l’incuria, con strutture invase dall’erba alta soprattutto nei mesi estivi.
Il caso più evidente è quello di via Borgaro, quasi all’angolo con via Lucento, dove la cabina presenta i vetri infranti, il portagettoni distrutto e un aspetto complessivamente compromesso. In simili condizioni non solo non svolge più alcuna funzione, ma peggiora la percezione di sicurezza e decoro nel quartiere.
Non mancano però esempi positivi. Alcune cabine sono state riutilizzate con progetti di riqualificazione creativa. In piazza Peyron una struttura è stata trasformata nella “Cabina dell’Arte Diffusa”: un punto di scambio libri e iniziative culturali nato dal basso, che dimostra come elementi destinati alla demolizione possano essere riconvertiti a beneficio della collettività.
Il destino delle cabine telefoniche torinesi appare segnato: la maggior parte sarà rimossa nei prossimi anni, in linea con le direttive nazionali. Tuttavia, i casi di riconversione mostrano che questi oggetti, un tempo centrali nella vita quotidiana, possono ancora avere un ruolo se inseriti in progetti di riuso urbano. La sfida per l’amministrazione è decidere se procedere a una completa eliminazione o se favorire ulteriori esperienze di recupero, in grado di trasformare un simbolo di obsolescenza in risorsa per la città.
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