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La ricerca

Neuroni che si riattivano da adulti: la scoperta dell'Università di Torino

L'ateneo torinese scopre neuroni che dormono per anni prima di attivarsi e contribuire alle funzioni cognitive

Neuroni che si riattivano da adulti: la scoperta dell'Università di Torino

L'Università di Torino ha fatto una scoperta importante sui meccanismi del cervello. I ricercatori del NICO – Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi hanno identificato cellule cerebrali particolari chiamate "neuroni dormienti": neuroni che rimangono inattivi dalla nascita per poi "risvegliarsi" nella vita adulta e diventare funzionali.

LO STUDIO SU OTTO SPECIE DIVERSE
Il gruppo di ricerca coordinato da Luca Bonfanti ha analizzato questi neuroni speciali in 8 specie di mammiferi, dal topo allo scimpanzé. I risultati mostrano che sono presenti in cervelli molto diversi tra loro, ma con una differenza importante: i primati, incluso l'uomo, ne possiedono quantità molto maggiori.

Questi neuroni si concentrano nell'amigdala, una struttura cerebrale legata alle emozioni. Anche se questa area non cresce dal topo all'uomo come invece fa la corteccia cerebrale, i neuroni dormienti si trovano proprio nella parte che si è sviluppata di più nei primati.

I ricercatori torinesi hanno chiamato questo fenomeno "neurogenesi senza divisione", considerandolo un "trucco della natura" per creare nuovi neuroni senza bisogno di cellule staminali. Questo permette al cervello di rinnovarsi anche in zone dove normalmente non si formano nuove cellule, come la corteccia cerebrale e l'amigdala.

CERVELLI DIVERSI, STRATEGIE DIVERSE
Il team aveva già studiato il fenomeno nel 2020, mappando oltre 80 cervelli diversi. Quella ricerca aveva mostrato come i cervelli grandi e complessi contenessero molte più cellule dormienti rispetto a quelli piccoli, che invece sono più ricchi di cellule staminali legate a funzioni istintive come l'olfatto.

La distribuzione di questi neuroni sembra seguire una logica evolutiva. Negli animali con cervelli più semplici, la plasticità cerebrale si concentra su funzioni essenziali alla sopravvivenza come l'olfatto e l'orientamento. Nel cervello umano, invece, i neuroni dormienti si trovano nelle aree che gestiscono funzioni più complesse: ragionamento, pianificazione ed emozioni.

Secondo i ricercatori, l'evoluzione ha "equipaggiato" ogni specie con il tipo di plasticità più utile: istinto e riflessi per gli animali semplici, capacità cognitive avanzate per quelli complessi.

PROSPETTIVE PER IL FUTURO
La scoperta apre possibilità interessanti in diversi campi. Questi neuroni potrebbero essere importanti per lo sviluppo cerebrale nei giovani, con applicazioni in ambito educativo. Potrebbero inoltre aiutare a mantenere efficiente il cervello durante l'invecchiamento e contribuire alla cosiddetta "riserva cognitiva".

Non è escluso, conclude Luca Bonfanti, che possano essere coinvolti anche in disturbi neurologici e malattie neurodegenerative, ma serviranno altri studi per confermarlo.

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