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La guerra per l'Eredità
14 Settembre 2025 - 07:20
È una montagna nera (di milioni) l’ultimo mistero sui fondi esteri della famiglia Agnelli/Elkann: una oscura “cassaforte” tra Lussemburgo e Nuova Zelanda su cui si staglia anche l’ombra dei ben noti Panama Papers. E lascia in sospeso una domanda che esula anche dalla guerra per l’eredità che vede contro Margherita Agnelli e i figli John, Lapo e Ginevra Elkann: quanti soldi aveva, realmente, l’Avvocato Gianni Agnelli nascosti all’estero? E da dove arriva questa fortuna?
Piz Nair, letteralmente “montagna nera”, è il monte che domina Saint Moritz, la località svizzera per lungo tempo residenza ufficiale di Marella Caracciolo Agnelli, nello chalet ora nella disponibilità di John Elkann. Ma è anche il nome di un veicolo finanziario di investimento trovato, in maniera quasi casuale, dalla Procura di Torino. A rivelarne l’esistenza è stata la rogatoria condotta in Svizzera e Lussemburgo dagli inquirenti, che ha portato anche a ricalcolare la «massa ereditaria sottratta a tassazione» e su cui Elkann ha versato al Fisco 184 milioni di euro.
Il Piz Nair, con disponibilità per 250 milioni di euro, ha sede in Nuova Zelanda, a Aukland, allo stesso indirizzo del Cone Marshall Group, la società di Geoffrey Cone, avvocato ed esperto di trust finanziari accreditatosi, anni fa, anche presso lo studio Mossek Fonseca, come rivelato dai Panama Papers.
Questo fondo era finora sconosciuto anche al Fisco svizzero: risulta creato a dicembre 2014, quasi cinque anni prima della morte di Marella Agnelli, ma non compare in nessun asset ereditario.
Finora, la Procura di Torino aveva accertato in capo a Marella redditi di capitale per 116 milioni di euro derivanti da quote della Private Wealth Management Global SIF S.A., società di investimento a capitale variabile di diritto lussemburghese, nonché tramite un’azione di “discovery” presso Bank Morgan Stanley AG di Zurigo, un conto bancario intestato alla società Bundeena Consulting INC. con sede nelle Isole Vergini Britanniche. Mentre circa 750 milioni di euro, dopo la morte di Donna Marella, risultano nella disponibilità dei tre fratelli Elkann (che hanno compilato dichiarazioni dei redditi integrative, al riguardo), fondi racchiusi in due trust fiduciari, Providenza I e Providenza II, alle Bahamas, e transitati attraverso le società Blue Dragons AG e Dancing Tree AG, in Liechtenstein, riconducibili a Elkann.
Ora, questo capitolo sembra essere chiuso con l’accordo raggiunto con il Fisco, mentre per le accuse penali (tra cui truffa ai danni dello Stato, per la fittizia residenza svizzera della nonna), Elkann attende il parere del giudice sulla sua messa alla prova, dieci mesi di servizi sociali in una struttura salesiana, al termine dei quali il reato sarà estinto.
Ma la battaglia per l’Eredità Agnelli prosegue in sede civile a Torino (il 29 settembre la nuova udienza), al di là della residenza reale e del diritto ereditario, Margherita Agnelli vuole dimostrare la reale consistenza del patrimonio del padre.
Margherita contesta l’accordo transattivo, sottoscritto il 18/2/2004, in cui avrebbe rinunciato a tutti i diritti nella successione della madre, in cambio dei vari immobili e di un miliardo e 300 milioni di euro. Alla madre cedeva le sue quote societarie della Dicembre (poi finite a John Elkann) e riconosceva una “pensione” di 7 milioni di euro l’anno. Solo qualche anno dopo, avrebbe scoperto l’esistenza della Bundeena Consulting. Qui, il saldo era attorno ai 900 milioni di dollari, tra contanti e investimenti, sicuramente derivanti dall’eredità di Gianni Agnelli. Questo patrimonio estero, che adesso arriva all’ammontare di circa un miliardo di euro (significa 2mila miliardi delle vecchie lire, se vogliamo calcolare che ai tempi, nel 2003 anno della sua morte, la fortuna dell’Avvocato era stimata in 1,6 miliardi di euro però poi i Panama Papers attribuiscono a Marella un patrimonio di 3,5), era noto al Fisco italiano? O quello svizzero?
A differenza di sua moglie, Gianni Agnelli ha sempre avuto la residenza a Torino, a Villa Frescot, e al Fisco italiano dichiarava i suoi redditi e pagava le tasse. E il suo impero era controllato dall’Ifi, una holding per controllare la quale era poi stata costituita la società semplice Dicembre (ora dei tre Elkann). Aveva ricchezze all’estero? La vulgata è che questo complesso meccanismo di trust e fondi esteri sia stato orchestrato dai fidi Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens, non a caso “esecutori testamentari”, maestri del giovane Elkann e nemici dichiarati (da lei) di Margherita Agnelli.
La battaglia, pace fiscale a parte, non è ancora finita.
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