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Curiosità torinesi
17 Settembre 2025 - 07:30
Quando Alexandre Dumas arrivò a Torino per la prima volta, tra la fine del 1851 e l’inizio del 1852, attraversava un momento difficile: inseguito dai creditori e reduce dal fallimento del suo Théâtre-Historique a Parigi, aveva dovuto lasciare la capitale francese e vendere le sue proprietà. Cercava un rifugio e lo trovò sotto le Alpi, dove iniziò un rapporto intenso con la città sabauda.
Fu proprio a Torino che Dumas scoprì la bevanda che sarebbe rimasta nel suo cuore: il Bicerin. Preparato con caffè, latte e cioccolato, era disponibile in tre varianti – “pur e fior”, simile al cappuccino, “pur e barba”, caffè e cioccolato, e la miscela completa dei tre ingredienti – ed era quest’ultima la preferita dello scrittore.
Dal suo alloggio all’Hotel de l’Europe (poi Pensione Europa) in piazza Castello, Dumas si spostava al Caffè San Carlo e, soprattutto, al celebre Caffè Al Bicerin di piazza della Consolata. Lì trascorreva interi pomeriggi sorseggiando la bevanda e osservando la città.
Ne scrisse con entusiasmo:
«Tra le cose belle e buone che ho trovato a Torino, non dimenticherò mai il Bicerin, quell’eccellente bevanda al caffè, latte e cioccolato, che viene servita in tutti i caffè ad un costo relativamente basso».
Eppure, nessuna targa oggi ricorda il suo passaggio in questi luoghi.
Il soggiorno torinese non fu solo un rifugio, ma anche fonte di ispirazione. Affascinato dall’architettura regolare delle vie e dal patrimonio storico, Dumas dedicò alla città il romanzo Il viaggio del duca, ambientato all’epoca di Emanuele Filiberto (1557).
Inoltre, grazie all’editore Claudio Perrin, diede vita a un progetto monumentale: La Maison de Savoie depuis 1555 jusqu’à 1850. Si trattava di una storia romanzata della Casa Savoia, pubblicata tra il 1852 e il 1858 in 251 fascicoli illustrati, sia in francese che in italiano. L’opera, composta da oltre 2000 pagine, fu pensata per il pubblico piemontese e savoiardo e mescolava realtà e finzione “alla maniera di Dumas”.
Caduta quasi nell’oblio, venne riscoperta solo nel 1985 da uno storico savoiardo, Lucien Chavoutier. Oggi una copia è conservata nella Biblioteca del Senato, mentre la Biblioteca Carlo Alberto al Castello di Racconigi ne possiede la versione digitale. Eppure, neppure gli edifici che ospitarono la tipografia dei Perrin – in via Carlo Alberto e poi in via Fratelli Vasco – hanno una targa che lo ricordi.
Il legame di Dumas con Torino si rafforzò ancora nel 1860, quando vi tornò per incontrare Giuseppe Garibaldi, di cui era un grande ammiratore. Mantenne la promessa di sostenerlo: acquistò a Marsiglia una goletta veloce, l’Emma, che riempì di armi per la spedizione dei Mille. Sbarcato a Palermo il 9 giugno, raccontò poi la conquista della Sicilia ne I Garibaldini, una cronaca vivace che univa giornalismo e narrativa.
A Napoli, fondò inoltre il giornale L’Indipendente, schierandosi a favore dell’Unità d’Italia.
Per Dumas, Torino fu rifugio, ispirazione letteraria e luogo di incontri storici. Nei suoi scritti la città appare come una realtà viva, fatta di caffè storici, piazze regolari e bevande uniche come il Bicerin.
Eppure, a distanza di oltre un secolo e mezzo, pochi luoghi ne conservano la memoria. Né il Caffè San Carlo, né il Caffè Al Bicerin, né l’antica sede dei Perrin celebrano oggi, con una targa o un ricordo, il passaggio di uno degli scrittori più amati dell’Ottocento, che proprio a Torino trovò una parte essenziale della sua storia personale e letteraria.
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