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Curiosità torinesi

Il Piemonte dei grandi scrittori: cinque nomi che hanno fatto la storia

Tra Torino, le Langhe e il Lago d’Orta, gli autori che hanno raccontato un secolo di guerre, sogni e innovazioni letterarie

Il Piemonte dei grandi scrittori: cinque nomi che hanno fatto la storia

Il XX secolo è stato un periodo di profondi sconvolgimenti: guerre, innovazioni, trasformazioni sociali e fratture tra l’individuo e la realtà circostante. In questo contesto, lo scrittore non è semplice osservatore, ma protagonista attivo della sua epoca, capace di riflettere e intervenire con la propria arte. Attraverso correnti letterarie come il decadentismo, il crepuscolarismo, l’espressionismo e l’ermetismo, gli autori hanno sfidato convenzioni e morale, inventando nuove modalità di espressione.

Guido Gozzano (1883-1916)

Nato ad Agliè, nel Canavese, Gozzano inizialmente emula la figura del dandy dannunziano, ma ben presto si avvicina alla realtà quotidiana post-decadente. Considerato il principale esponente del crepuscolarismo, nelle sue poesie descrive la Torino borghese con un tono ironico e affettuoso: una città “un po’ vecchia, provinciale, ma con un certo fascino parigino”. La sua scrittura si distingue per la semplicità e la delicatezza, capace di cogliere la vita di tutti i giorni senza abbellimenti retorici.

Cesare Pavese (1908-1950)

Originario di Santo Stefano Belbo, nelle Langhe, Pavese ha sempre tratto ispirazione dalle sue colline natali. Il suo romanzo più noto, La luna e i falò, racconta il ritorno al paese natale dell’alter ego Anguilla, dove i ricordi d’infanzia si intrecciano con la memoria collettiva. La sua opera, spesso segnata da un pessimismo profondo, riflette le tensioni tra il desiderio di solitudine e il bisogno di contatto umano. Pavese si colloca nel neorealismo, proponendo uno stile autentico che restituisce esperienze vissute come la guerra e la Resistenza.

Gianni Rodari (1920-1980)

Nato a Omegna, sul Lago d’Orta, Rodari è stato uno dei massimi autori di letteratura per l’infanzia del XX secolo. Vincitore del Premio Hans Christian Andersen nel 1970, la sua opera più celebre, La grammatica della fantasia, rappresenta un vero e proprio manuale teorico sulla costruzione delle storie. Le sue filastrocche e racconti combinano ironia, poesia e fantasia, parlando direttamente ai bambini con semplicità e autenticità, e agli adulti con arguzia e leggerezza.

Primo Levi (1919-1987)

Torinese di origine ebraica, Levi ha lasciato un’impronta indelebile come testimone dei lager nazisti. Studente del Liceo D’Azeglio, con Pavese come insegnante, e laureato in chimica con lode, fu deportato ad Auschwitz dopo una breve permanenza a Milano durante la Seconda guerra mondiale. La sua esperienza di sopravvissuto ha ispirato opere fondamentali, in cui riflette sulla memoria, la colpa e l’umanità. La scrittura di Levi è al contempo rigorosa e poetica, portando alla luce il dramma dell’Olocausto.

Umberto Eco (1932-2016)

Alessandrino di nascita, Eco è stato un intellettuale poliedrico: semiologo, saggista, critico e docente universitario. Laureatosi a Torino con una tesi sul pensiero estetico di Tommaso d’Aquino, ha iniziato la carriera presso la RAI e poi nelle università italiane. Membro del Gruppo 63, ha contribuito alle avanguardie artistiche e culturali italiane. La sua vasta produzione spazia dalla semiotica alla narrativa, con capolavori come Il nome della rosa, che lo hanno reso celebre in tutto il mondo.

Questi cinque autori, ciascuno con il proprio linguaggio e stile, hanno interpretato e modellato il secolo, riflettendo le trasformazioni sociali, culturali e psicologiche del Novecento, e lasciando un’eredità duratura nella letteratura italiana e internazionale.

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