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La manifestazione
28 Settembre 2025 - 06:45
Era evidente che non si poteva concedere ai Pro Pal di raggiungere e bloccare l’aeroporto di Caselle. È stata sufficiente qualche carica di polizia e, ancor di più, il getto di acqua gelata per convincere i manifestanti al dietro front (anche se un gruppo sparuto, grazie a una falla del sistema della sicurezza, è riuscito ad arrivare alla pista del Sandro Pertini). Il questore ha formalmente salvato la faccia, non fosse che il traffico in tangenziale, sulla direttissima per Caselle e in tutta la zona, è rimasto pressoché paralizzato per ore. Senza contare quello cittadino. Viali e vie bloccate dal corteo quando è tornato sui suoi passi per fare l’ingresso “trionfante” in piazza Castello dove era in corso il salone dell’Auto. Al termine di questa settimana si può affermare che la gestione dell’ordine pubblico è stata carente da ogni punto di vista. Non tanto tecnico, quanto politico. Con i Pro Pal si poteva arrivare, in fase di trattativa, a un accordo accettabile, ma non si è saputo distinguere tra i manifestanti sinceramente preoccupati per la situazione a Gaza e i soliti violenti (3/400 perone) che strumentalizzano manifestazioni e cortei, giusto per creare sconquassi. Estremisti a cui dei bimbi di Gaza non importa un fico secco. Sono gli stessi che lanciavano bombe carta contro la Tav, ma di cui nulla importa della Torino-Lione. C’è da dire, tornando ai Pro Pal (quelli autentici), che ai veri pacifisti, come a chiunque si sia indignato per ciò che avviene nella Striscia e per ciò che è accaduto quel maledetto “6 ottobre”, non interessa fermare i treni, bloccare gli aerei o creare disagi agli automobilisti. Dal Mahatma Gandhi in avanti, il pacifismo significa mansuetudine, cercare dialoghi e costruire ponti per ottenere una pace disarmata e disarmante.
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