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Il dialogo

“Liberi di essere impegnati”, ma non di dire proprio tutto

Zerocalcare all’incontro con Maicol & Mirco al Teatro Regio: "Al Lucca Comics ho capito che mi sbagliavo"

“Liberi di essere impegnati”, ma non di dire proprio tutto

Due protagonisti a dir poco autorevoli, nonché veterani, del mondo dei fumetti. Il primo, Michele Rech, in arte Zerocalcare, che il grande pubblico ha conosciuto con la serie “Strappare lungo i bordi”. Il secondo, Michael Rocchetti (ovvero Maicol & Mirco), che delle vignette essenziali ma d’impatto ha sempre fatto la sua cifra caratterizzante.

Due “liberi di essere impegnati”, come recita il titolo del dialogo tenuto da Bao publishing ieri pomeriggio nel gran Foyer del Teatro Regio di Torino, in piazza Castello. La stessa piazza che neanche 48 ore prima era stata protagonista di violenti scontri, strascico dei cortei pro Pal. E che, quindi, spinge alla doverosa domanda: «Siete liberi di essere impegnati anche per Gaza?». Una domanda probabilmente nella testa dei tanti che ascoltavano il dialogo, mentre giù, nell’atrio centrale del teatro, si componeva lentamente un gigantesco e colorato striscione sui simboli della pace. Una domanda proferita al termine dell’incontro da un giornalista in sala.

E allora il primo a rispondere è Michael: «Sono per la “separazione delle carriere”: autore e persona. Ma non ho mai avuto problemi a raccontare certe cose, mi sono schierato dall’inizio», dice. «Però io quando parlo di “guerra”, non parlo mai di “questa o un’altra”. Per me è “la guerra”», aggiunge.

Altrettanto schietta è la risposta di Zerocalcare: «Fino a due anni fa avrei detto “sì, non ci sono conseguenze se hai il coltello dalla parte del manico”. E questo chi lo decide? Il mercato. “Se vendi”, in sostanza. Ma poi novembre 2023. Lo “scontro con la realtà del post Lucca Comics”, a neanche un mese dall’attentato del 7 ottobre di Hamas in Israele. Alla vigilia della fiera l’autore aveva annunciato - dovendo poi spiegare perché - che non avrebbe partecipato all’evento per via del patrocinio dell’ambasciata di Israele alla manifestazione. «Mi sbagliavo, effettivamente me ne sono reso conto in quell’occasione. Il gigantesco apparato che fino al giorno prima mi coccolava, quello dopo tirava fuori un armamentario incredibile. Che se non avessi avuto gli strumenti per “tenermi su” mi avrebbe “asfaltato», afferma. E che quindi, su Gaza non si è proprio liberi di dire tutto. «Da qualche mese a questa parte è più concesso “parlare”, ma prima c’era un fuoco di sbarramento che non avevo mai visto prima», spiega infine.

Ma nel corso della giornata, davanti al teatro, probabilmente perché si è ancora molto scossi dagli avvenimenti di venerdì notte, non sventolava nessuna bandiera palestinese.

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