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la ricorrenza

Torino, 35 anni fa il primo trapianto di fegato alle Molinette. Il chirurgo: «Se chiudo gli occhi, il ricordo è ancora nitido»

«Non lasciarono mai il loro posto, un minuto dopo l’altro»: il racconto del professor Mauro Salizzoni e delle infermiere che fecero la storia

Torino, 35 anni fa il primo trapianto di fegato alle Molinette. Il chirurgo: «Se chiudo gli occhi, il ricordo è ancora nitido»

La notizia in prima pagina nel 1989

Ricorreva ieri l'anniversario dei 35 anni dal primo trapianto di fegato in Piemonte, alle Molinette di Torino, un intervento che avrebbe segnato una svolta nella storia della medicina italiana. Era il 10 ottobre del 1989, e a guidarlo fu il professor Mauro Salizzoni, allora giovane chirurgo con un sogno ambizioso: rendere possibile anche in Italia ciò che fino a quel momento sembrava quasi impensabile.

A trentacinque anni di distanza, Salizzoni ha voluto condividere un ricordo intenso di quella giornata. «Se chiudo gli occhi, il ricordo di quel 10 ottobre di 35 anni fa è ancora nitido. Eravamo alle Molinette, ma non avevamo un reparto. Avevamo una vecchia stanza, letti prestataci dal Prof. Massaioli e un obiettivo che a molti sembrava un azzardo: dare una nuova speranza a Baldassarre Pollarà».

Quel primo trapianto, effettuato in condizioni che oggi sembrerebbero impossibili, fu il punto di partenza di una storia di innovazione, ricerca e dedizione che avrebbe trasformato le Molinette in un centro di eccellenza internazionale.

Nel suo racconto, Salizzoni dedica parole di profonda gratitudine alle giovanissime infermiere che lo affiancarono in quell’impresa. «A 18 anni si diplomavano e diventavano subito professionali, gettate in prima linea con una maturità e una dedizione che mi commuovono ancora oggi. Furono loro le vere artefici di quel successo. Senza sosta, con una meticolosità incredibile, trasformarono quella stanza in un ambiente sterile, lavorando a qualsiasi ora del giorno e della notte, sempre disponibili, sempre presenti».

Per sette giorni Salizzoni non lasciò l’ospedale, seguendo passo dopo passo il decorso del paziente, ma le infermiere, ricorda, «non lasciarono mai il loro posto, un minuto dopo l’altro».

«Quel primo trapianto fu il frutto di una sinergia irripetibile – scrive ancora il professore – la mia mano era guidata e resa sicura dal lavoro instancabile che quelle straordinarie giovani donne svolgevano fuori. A loro, e a tutta la squadra che condivise con me quella folle e meravigliosa avventura, va il mio grazie più profondo».

Da quel giorno, la storia della sanità piemontese non è più stata la stessa. L’équipe di Salizzoni avrebbe poi realizzato migliaia di trapianti, diventando un punto di riferimento per la chirurgia dei trapianti d’organo. Ma quel 10 ottobre del 1989 resta un simbolo: la nascita di un’eccellenza costruita con competenza, passione e spirito di squadra.

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