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Il caso

FdI difende la "sua Giorgia" dalla corte di Trump: "Landini si dimetta"

Alta tensione dopo le parole del segretario generale Cgil: la politica locale leva gli scudi intorno alla premier Meloni

Trump elogia Meloni: “Se resta premier, l’Italia sarà il nostro miglior alleato in Europa”

È diventato subito oggetto di polemica nazionale il commento del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che durante la trasmissione televisiva DiMartedì del 14 ottobre ha definito Giorgia Meloni “la cortigiana di Trump”, suscitando una reazione durissima da parte della Presidente del Consiglio e delle sue forze politiche.

Cosa ha detto Landini

Durante il dibattito sullo sciopero generale in relazione al conflitto israelo-palestinese, Landini ha criticato il governo affermando che «Meloni si è limitata a fare la cortigiana di Trump e non ha mosso un dito». Invitato dal conduttore Giovanni Floris a chiarire il lessico usato (che gli aveva ricordato «è un termine sessista, verrà ripreso per questo»), il segretario della Cgil ha poi spiegato che intendeva dire che la premier stava “alla corte” di Trump, che avrebbe fatto da “portaborse”.

La replica di Meloni

Ma tant'è, il danno ormai era fatto e la reazione della Premier non si è fatta attendere. Meloni ha definito le parole di Landini «vergognose» e «sessiste», accusando la sinistra di predicare il rispetto per le donne ma poi usare termini offensivi quando manca un argomento politico solidale. E ha allegato, alla sua dichiarazione, la definizione di “cortigiana” tratta da Oxford Languages: «Donna di facili costumi; etera; eufemisticamente prostituta».

Le reazioni a livello locale e istituzionale

In Piemonte, le consigliere regionali di Fratelli d’Italia hanno immediatamente chiesto che Landini si dimetta dal suo incarico, definendo il suo intervento non solo offensivo nei confronti della persona, ma lesivo del rispetto dovuto all’istituzione.

Patrizia Alessi, capogruppo di FdI in Circoscrizione 7 e vicepresidente della Commissione Pari Opportunità della Regione Piemonte, ha parlato di “parole vergognose”, invitando Landini a scusarsi – e a dimettersi –, e sollecitando la Cgil a prendere le distanze dal segretario. "Un sindacato di sinistra dove a parole vogliono la parità e le quote rosa, ma in realtà hanno come priorità solo le desinenze al femminile: Ministra, Assessora, Avvocata… Infatti - accusa Alessi - non sanno apprezzare una donna che è diventata Presidente del Consiglio grazie alle sue capacità. Forse è proprio questo che dà tanto fastidio alla sinistra e sanno solo denigrare e insultare una donna che è un apprezzato Presidente del Consiglio in tutto il mondo, tanti uomini nel suo ruolo non ne sono stati capaci".

Da Roma, e dalla voce dell'ex presidente della Camera, la Democratica Laura Boldrini, l'invito a smetterla con il "vittimismo": «Non strumentalizzare le parole di Landini, per nascondere altro, perché è evidente che c'è stato un equivoco. Da presidente della Camera e ora da deputata del Pd, che ha subito violenze verbali, penso che in questo caso ci sia stato un grande equivoco. Ascoltando per intero l'intervento di Landini è chiaro che il segretario volesse dire che Meloni fa parte della corte di Donald Trump», ha dichiarato in una intervista a La Repubblica.

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