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Il progetto
13 Novembre 2025 - 16:51
Un’infrastruttura che promette di cucire territori, rischia di impantanarsi, lanciando l'allarme sull'intera filiera.
Succede spesso ai grandi cantieri: un avanzamento visibile sul suolo (a giugno 2021 lo scavo del primo tratto di galleria, fino alla stazione Certosa) ma che per potere progredire ha bisogno di fondamenta finanziarie solide. Proprio questa seconda condizione potrebbe mancare nel caso del prolungamento della Linea 1 della metropolitana di Torino verso Cascine Vica, dove alle buone notizie di cantiere si affianca ora un segnale d’allarme societario.
La Italiana Costruzioni Infrastrutture Spa (Ici), impresa capofila del consorzio titolare del maxi appalto da centinaia di milioni per l’estensione ovest della linea e per il completamento delle stazioni Certosa, Collegno Centro, Villaggio Leumann e Cascine Vica, ha infatti presentato istanza di concordato preventivo. Una mossa che, pur non equivalendo a un blocco dei lavori, apre scenari di incertezza potenzialmente pesanti per l'intera filiera.
Secondo quanto confermato anche da Infrato, il Tribunale di Roma si pronuncerà a metà dicembre sull’ammissione al concordato e sul piano di risanamento proposto da ICI. Da quella decisione dipenderà molto più che il cronoprogramma dei lavori: l’intero equilibrio economico delle aziende subappaltatrici che operano sul cantiere.
Il concordato preventivo, giuridicamente, è uno strumento di tutela e continuità, ma nella pratica può generare rallentamenti nei pagamenti e tensioni finanziarie lungo tutta la catena di fornitura. Tradotto: operai, imprese e fornitori rischiano di trovarsi in un limbo in attesa che i conti tornino.
A sollevare la questione all'interno di Palazzo civico è il consigliere in quota Lega Giuseppe Catizone: “Esprimo forte preoccupazione per la situazione di difficoltà finanziaria che ha colpito la ICI Spa – dice –. La richiesta di concordato apre scenari di incertezza che rischiano di ripercuotersi pesantemente sul tessuto produttivo locale e sulle numerose imprese subappaltatrici impegnate nei lavori”.
Il consigliere punta il dito sui possibili effetti a cascata: “Molte delle aziende coinvolte hanno già sostenuto importanti investimenti in materiali, mezzi e manodopera. Il rischio concreto è che si ritrovino senza garanzie sui pagamenti e con prospettive occupazionali compromesse. Non possiamo permettere che la crisi di un singolo operatore metta in ginocchio un intero comparto”.
Nel frattempo, InfraTo, responsabile della direzione lavori e del coordinamento tra progettisti, imprese e fornitori conferma che il cantiere — uno dei più attesi dell'area metropolitana torinese — prosegue a tappe serrate tra corso Francia e Rivoli. Le strutture delle nuove stazioni sono visibili, i tunnel in avanzata, e i lavori civili procedono da mesi con regolarità. Ma ora sulla tabella di marcia pesa un’incognita amministrativa che potrebbe rallentare la corsa.
Per il momento, sia Gtt che Infra.To mantengono il riserbo, in attesa dell’esito del Tribunale.
Un dettaglio tecnico, certo, ma anche un passaggio decisivo per capire se la metro 1 potrà continuare diventare operativa senza ritardi (entro i primi mesi del 2028), o peggio ancora, stop.
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